
Stemmi per gli stabilimenti militari
La nota (n. 162) del 2 settembre 1860 aveva sancito l'adozione dei vari stemmi da esporre come insegna sopra gli ingressi delle installazioni militari.
Il Genio militare avrebbe provveduto alla messa in opera degli stemmi stessi, i quali dovevano essere collocati, per quanto possibile, bene in vista sopra gli ingressi principali delle varie sedi di comandi e caserme.
Era inoltre stabilito che gli stessi fossero realizzati in rilievo o dipinti su lastra di zinco, dovevano contenere lo stemma reale più il cartiglio contenente la legenda con la designazione dello specifico ufficio.
Quanto alla forma e dimensioni degli stemmi, dovevano essere tali da armonizzarsi al meglio "a ciascuna località"; in base, poi, all'importanza della installazione, erano suddivisi in tre categorie secondo l'importanza dell'installazione:
- prima categoria: comprendeva uffici dei Comandi Generali di Dipartimento e Divisione e Tribunali supremi di guerra, quindi, in questo caso, dovevano risultare di miglior fattura e realizzati in rilievo e dorati;
- seconda categoria: di forme meno elegante, poteva ancora essere in rilievo ma solo bronzati; questi erano assegnati agli uffici dei Comandi militari di Circondario e delle Piazze, dei Comandi d'artiglieria territoriali, d'Intendenza militare di Dipartimento e Divisione, delle Direzioni e sotto-Direzioni del Genio militare e dei Tribunali militari territoriali;
- terza categoria: comprendeva gli stemmi dipinti su lastra di zinco, previste per gli uffici d'Intendenza militare dei presidi, dei panifici, degli ospedali e caserme o altri stabilimenti ed uffici militari non compresi nelle precedenti categorie.
La nota specificava inoltre che non dovevano essere alterati gli stemmi di marmo o stucco là dove si trovavano già inseriti nella struttura architettonica degli edifici.
Tale normativa però, si dimostrò lacunosa nell'attuazione pratica in quanto lasciava troppo spazio alle interpretazioni, quindi a variazioni talvolta arbitrarie.
Inoltre la pioggia di richieste pervenuta impose dei limiti alle concessioni, anche per una questione di costi restringendole, in pratica, ai soli casi più urgenti, vale a dire là dove sull'edificio non compariva nessuna insegna.
Una nota, diramata il 27 giugno 1861 sul Giornale Militare, stabiliva le nuove disposizioni da cui attenersi in materia di stemmi ed insegne. Si trattava si una normativa decisamente più chiara e precisa rispetto alla precedente Nota 162 (1860), la quale aveva ingenerato una certa confusione.
In effetti l'esigenza di rendere più uniformi i modelli di insegne, specie per quanto atteneva alla forma, dimensioni e caratteristiche, era ormai soddisfatta. L'obiettivo che ci si era prefissi era anche quello di rendere facilmente identificabili uffici e stabilimenti militari, specie da parte dei soldati isolati.
Ferme restando le tre categorie stabilite dalla precedente Nota 162, le nuove caratteristiche delle insegne adottate erano le seguenti: stemma di Savoia, coronato e contornato di collare della SS. Annunziata, doveva essere per tutti delle stesse dimensioni e realizzato in ferro.
A questo nucleo fisso si aggiungeva, mediante viti, il trofeo di bandiere per la prima categoria ed il cartiglio con l'iscrizione della denominazione di ciascun ufficio.
Le tre categorie, inoltre, si distinguevano tra loro per la diversa colorazione:
- prima categoria: scudo, corona e collare dorati, bandiere colorate con frecce dorate più cartiglio azzurro con iscrizione in oro;
- seconda categoria: scudo color ferro (fatto a vernice con polvere di zinco), corona e collare dorati, cartiglio biancastro con iscrizione a lettere rosse;
- terza categoria: scudo, corona e collare color ferro, cartiglio color ferro (grigio chiaro) con iscrizione a lettere nere.
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