L'importanza delle relazioni

Le relazioni sono risorse per ogni individuo e in particolare per un uomo o una donna in uniforme.

Esse non vanno mai date per scontate. È importante prendersi cura del rapporto di coppia, così come della propria famiglia, dei figli e dei propri amici. 

È uno scambio che, se vissuto con equilibrio e in modo sano, rafforza e mantiene la salute psichica dell'individuo. 

Anche le relazioni sul lavoro non vanno trascurate. Queste, in particolare, assorbono la maggior parte della giornata e, quando vissute in modo "tossico" o conflittuale, comportano problemi di comunicazione e disagi che alla lunga incideranno anche sulla qualità del lavoro, oltre che sul benessere del singolo e del gruppo. 

Non si può nascondere, tuttavia, che spesso proprio il lavoro, con le sue richieste quotidiane, legate ad esempio ad un servizio che porta lontani da casa, per più o meno tempo, mette a dura prova le relazioni più strette. Per questo è importante avvalersi di consigli e strategie utili al fine di preservare quanto di più prezioso l'individuo abbia: il suo mondo relazionale (vedi: la Resilienza).

"Chi ritorna è diverso da colui che era partito"

La metafora di Ulisse ben si presta a rappresentare in maniera simbolica l'esperienza del viaggio e del ritorno dei militari che si recano in Teatro Operativo. Nessuno riconosce Ulisse al suo ritorno, tranne tre eccezioni, costituite da Telemaco, suo figlio, cui Ulisse si manifesta deliberatamente; dal cane Argo, che può avvalersi di un istinto e di una capacità di percezione non umani; dalla nutrice Euriclea, che riconosce casualmente lo sconosciuto da una cicatrice che aveva già visto sul corpo di Ulisse bambino. Per tutti gli altri, il riconoscimento procede a tappe, per indizi e tracce che lo sconosciuto lascia trapelare o comunica apertamente, fino alla profezia pubblica. 

L'esperienza della missione all'estero cambia il militare e cambia anche i familiari che rimangono a casa.

Il cambiamento è qualcosa che ci spaventa, nonostante sia parte integrante della nostra esperienza di esseri umani. Ma perché? A volte pensiamo che «cambiare» voglia dire eliminare completamente ciò che esiste e ripartire da zero: è un po' come se dovessimo ammettere di aver sbagliato tutto fino a quel momento. Ovviamente se dentro di noi vediamo il cambiamento in questo modo, sarà molto difficile accoglierlo positivamente. Se la parola cambiamento, invece, diventa sinonimo di evoluzione e crescita, allora non può più fare paura e viverlo sarà stimolante. 

LA COPPIA CHE NON SCOPPIA

Cosa accade alla coppia, dalla notizia della partenza in poi? E nei mesi successivi, in che modo quella notizia, divenuta realtà, inciderà sulla relazione di coppia? 

Sei mesi sono tanti, è vero, il poco tempo rimasto prima della separazione ci appare inesorabile, la nostra attenzione è riversata sul lavoro e sulle relazioni con i colleghi con cui andremo in missione. Questo maggiore impegno nelle attività professionali porta via buona parte del tempo che solitamente riuscivamo a dedicare alla coppia, la conflittualità potrebbe aumentare perché i reciproci bisogni non sono più corrisposti come prima. In questo periodo di predeployment e durante la missione possiamo avere il sentore che la coppia sia in procinto di "scoppiare"! Tutto nella coppia ruota intorno alla comunicazione. Che tipo di comunicazione avete con il vostro partner solitamente?

È di particolare importanza, in questo periodo, passare insieme un tempo che sia di "qualità". Provate a mettervi nei panni del partner e ad accogliere il suo punto di vista attraverso una comunicazione empatica. 

Siate spontanei l'uno con l'altro nell'esprimere cosa sentite, cosa provate, cosa pensate rispetto alla partenza, perché condividere i propri vissuti rafforza la coppia, elimina le fantasie negative che possono nascere e accrescersi con il silenzio e prepara la coppia a pensare soluzioni alternative per mantenere il contatto e la complicità a distanza.

Ogni partenza richiede inevitabilmente una riorganizzazione. E che una persona sia alla prima missione o alla dodicesima, che sia fidanzata da mesi o sposata o convivente da anni, si è sempre impreparati alla separazione per un così lungo tempo. Che poi ci si adatti, questo è certo (sicuro in alcuni casi e possibile in altri) ma la separazione comporta, nella maggior parte dei casi, un cambiamento. Non si rimane più quelli di prima. Tu cambi, il tuo partner cambia, la vostra relazione cambia, perché il tempo, per il solo fatto che passa, ci fa cambiare. 

LA GESTIONE DELLA GENITORIALITÀ DURANTE LA MISSIONE.

Cosa pensano e cosa provano i figli quando il genitore militare è lontano? E in che modo il militare stesso vive la propria assenza da casa, come si prepara e prepara i propri figli a questo distacco, a questo cambiamento?

Se è vero che la famiglia del militare è una famiglia particolare perché le si chiede di abbracciare quello che diventa un vero e proprio stile di vita, è vero anche che i figli sono capaci di affrontare le esperienze di vita, anche quelle più difficili, se anch'essi vengono preparati e aiutati a dare un senso al loro vissuto dai genitori e dalle figure affettivamente importanti per loro. 

Questo significa che, se sarà dedicato un adeguato tempo alla preparazione dei figli, sarà più facile, poi da lontano, gestire gli effetti della lontananza.

REAZIONI DURANTE LA MISSIONE:

FASCE DI ETÀ POSSIBILI REAZIONI COSA FARE
0-36 MESI Ciò che ai bambini potrebbe mancare è la vicinanza ed il contatto fisico e potrebbero reagire con pianto, rifiuto del genitore lontano e tendenza ad attaccarsi maggiormente all'altro genitore Durante la licenza e al rientro dalla missione dedicare del tempo a quei momenti della quotidianità che consentono di trasmettere il senso di "cura" (dare da mangiare, lavarli, farli addormentare)
3-5 ANNI Potrebbe essere presente un pensiero del tipo "se papà/mamma è andato/a via, sarà colpa mia", frutto dell'egocentrismo infantile tipico di questa età che porta i bambini a considerare se stessi come causa delle cose che li circondano Rassicurarlo sul fatto che la missione sia parte fondamentale del lavoro del genitore, e che non abbia nulla a che fare con lui/lei
6-10 ANNI Durante l'età della scolarizzazione aumenta il confronto con i coetanei. Il bambino potrebbe provare risentimento se il genitore manca in una occasione importante (es. compleanno) Potrebbe essere utile far consegnare dall'altro genitore un regalo per l'occasione, o creare un rituale di partenza e riunione (filastrocca, gioco, disegno)
11-13 ANNI Fase delicata di formazione dell'identità: ogni problema viene considerato un fatto personale Raccontare (nei limiti del possibile) il lavoro svolto in T.O. per trasmettere entusiasmo e suscitare orgoglio per il tipo di missione svolta

>13 ANNI

ADOLESCENTI

Potrebbero acutizzarsi alcuni comportamenti tipici dell'età, quali protesta, chiusura e ribellione, non rispetto delle regole per attirare l'attenzione Ascoltarli attentamente, non criticarli in modo troppo severo, rispettare il loro desiderio di autonomia pur rimanendo fermi e supportare le scelte educative dell'altro genitore

QUALCHE SUGGERIMENTO:

  • È fondamentale parlare con i figli e, usando le parole adatte alla loro età, spiegare che ogni lavoro comporta dei sacrifici, degli obblighi e degli impegni che si devono mantenere. Sarà la coppia a parlare, e non il singolo genitore, anche quando si deciderà insieme una nuova organizzazione pratica, necessaria durante l'assenza del familiare.
  • Assegnare nuovi piccoli compiti, adeguati all'età, che facciano accrescere la responsabilità dei figli è molto utile. E' come se l'intera famiglia dovesse sottoscrivere un nuovo "contratto" dello stare insieme, e poi nel tempo questo stesso contratto dovrà essere ripassato durante i periodi della separazione, quando potranno intervenire momenti di crisi ed i ripensamenti.
  • Intensificare le possibilità di contatto comunicativo a distanza, usando i canali preferenziali (e-mail, telefonate, messaggi e altro), per "tenere il filo" degli eventi e delle emozioni.
  • Per quanto possibile, condividere verbalmente con il familiare lontano eventi ed occasioni di vita importanti.

È nella natura umana tendere all'evoluzione, alla crescita, allo sviluppo.

"Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare" (Winston Churchill).

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