Esercito Italiano

I primi moti e le guerre d'indipendenza
Dopo un periodo di congiure carbonare e moti liberali che propiziano aneliti di unità e indipendenza, nel 1848 insorge prima la Sicilia, poi nellecinque gloriose giornate i milanesi costringono il presidio austriaco a ritirarsi nel Quadrilatero e a Venezia è proclamata la Repubblica di San Marco. In aiuto delle città insorte interviene Carlo Alberto con l'Armata Sarda, cui si aggiungono volontari toscani, pontifici, emiliani e napoletani. Gli Austriaci però vincono a Custoza ed il Piemonte deve stipulare un armistizio.

 

L'anno dopo Carlo Alberto ritenta la sorte ma la campagna termina con la battaglia di Novara. Solo Venezia e Roma resistono ad Austriaci e Francesi, giunti in aiuto del Papa. Le esperienze del 1848-49 sono messe a frutto nell'Armata Sarda. Nei primi anni di regno di Vittorio Emanuele II lo Stato sabaudo si allea con la Francia. L'ultimatum dell'Austria al Piemonte, per lo scioglimento dei reparti volontari come i "Cacciatori delle Alpi", provoca la seconda Guerra d'Indipendenza. Dopo la vittoria a Magenta Vittorio Emanuele II e Napoleone entrano trionfalmente a Milano l'8 giugno 1859. I francesi a Solferino ed i piemontesi a San Martino sconfiggono il 24 giugno le truppe austriache. Il 10 novembre 1859 viene firmata la pace di Zurigo: la Lombardia passa al Regno di Sardegna.

 

La spedizione dei mille e la campagna dell'Italia centrale e meridionale

Mentre il governo e lo stato maggiore piemontese volgevano l'attenzione all'Italia Centrale, il partito rivoluzionario guardava all'Italia del Sud, all'altra metà del Paese. La scintilla del moto venne dalla Sicilia, dove i patrioti guidati da Rosolino Pilo, provocarono rivolte nell'aprile del 1860. In soccorso agli insorti, giunse Garibaldi, che, salpato con un migliaio di volontari dalla Liguria, sbarcò l'11 maggio a Marsala.

 

Assunta la dittatura della Sicilia in nome dell'Italia e di Vittorio Emanuele II, Garibaldi impiegò circa due mesi per conquistare la Sicilia; garibaldini e truppe del Regno delle Due Sicilie si scontrarono a Catalafimi, a Palermo ed a Milazzo. L'esito favorevole alle camicie rosse dei primi combattimenti indusse Vittorio Emanuele II, ad inviare altre formazioni di volontari, comandate dai Generali Medici e Cosenz. I Mille, diventati Esercito meridionale con circa 20.000 uomini, costrinsero Francesco II a lasciare Napoli, dove il 7 settembre fece la sua entrata Garibaldi. L'Esercito borbonico tentò un disperato inutile contrattacco, sul Volturno l'1 e il 2 di ottobre 1860. L'Armata Sarda, nel frattempo, penetrata nell'Umbria e nelle Marche, aveva vinto i Pontifici a Castelfidardo ed Ancona e costretto le ultime forze borboniche a serrarsi a difesa nelle fortezze di Messina, Gaeta e Civitella del Tronto.

 

La Terza guerra d'indipendenza e la presa di Roma

Costituitosi il Regno d'Italia nel 1861 e formalizzata la nascita dell'esercito italiano, rimanevano ancora da liberare Roma ed il Triveneto, quest'ultimo sotto occupazione austriaca. L'Italia si rivolse, allora, ad un nuovo alleato internazionale, la Prussia. Il 17 giugno 1866 la Prussia iniziava le ostilità contro l'Austria. Il 23 giugno, quella che negli intendimenti operativi doveva essere una semplice marcia di trasferimento per andare ad occupare le posizioni di Peschiera, Pastrengo e Verona, si trasformò in un improvviso scontro a Custoza. 

 

Agli iniziali effetti della sorpresa non si seppe opporre alcun rimedio. Quando infatti l'arciduca Alberto, comandante in capo dell'esercito nemico, ordinò l'attacco delle linee italiane stabilite sulle stesse insanguinate alture del 1848, l'intera Armata del Gen. Cialdini si trovava inoperosa sul Po, così che il peso della pressione avversaria fu sopportato solamente da una parte delle truppe italiane. Tuttavia, ad onta della sproporzione delle forze contrapposte, la resistenza opposta dagli italiani fu fermissima, ma inefficace. Fu grazie alla successiva presa di Roma che finalmente fu possibile completare la prima fase dell'unificazione, per concludere il processo unitario italiano rimanevano da liberare ancora alcuni territori, quali la Venezia Giulia ed il Trentino.

La Grande Guerra

Il completamento dell'epopea risorgimentale avviene durante la Grande Guerra, con il sacrificio di una generazione (più di 4.200.000 uomini) che combatte sulle Alpi o nelle trincee del Carso, lungo l'Isonzo e sul Piave, ma anche in Albania, Macedonia, Francia e Palestina.

Questo conflitto è anche uno scontro moderno, all'insegna della tecnica e delle innovazioni, che evidenzia per la prima volta sul campo di battaglia ritrovati bellici all'avanguardia, gli aerei, i dirigibili, le pistole mitragliatrici. L'Esercito che nel 1918 conclude vittoriosamente la guerra è una Forza Armata esemplare per armi ed equipaggiamenti per morale e volontà di vittoria, per livello addestrativo ed impiego operativo. Le due mete più importanti, Trento e Trieste, vengono raggiunte anche grazie all'apporto degli "irridenti", sudditi austriaci che rivendicano la loro italianità, sfidando la morte in caso di cattura.

 

Il pannello con i cenni storici e foto degli uffici storici di Forza Armata verrà esposto alla manifestazione "Giono dell'Unità Nazionale Gionata delle Forze Armate" presso il Circo Massimo.

 

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