Il Mitreo Barberini

Un gioiello archeologico nel comprensorio Barberini.

 

Il mitreo Barberini è un vero gioiello inglobato nella struttura del Circolo, emerso nel 1936 durante gli scavi effettuati nella zona compresa tra le vie Quattro Fontane e San Nicola da Tolentino, per la Costruzione di Villa Savorgnan di Brazzà e da allora sotto la responsabilità della Soprintendenza speciale Archeologica, belle arti e paesaggio di Roma. ​

I mitrei in cui si radunava per osservare il culto il piccolo gruppo di fedeli, residenti nella zona, erano spesso ricavati all'interno degli ambienti sotterranei degli edifici più diversi, in modo da garantire la necessaria riservatezza ed evocare al tempo stesso la mitica grotta (speculum, antrum) nella quale, secondo la leggenda, era nato il dio Mitra.

Il mitreo, scoperto durante i lavori per la Villa, si sviluppa in un ambiente di forma allungata (11,85 x 6,25m), coperto da una volta a botte, sulle cui pareti laterali erano posti due podi in muratura sui quali si sedevano i fedeli per assistere allo svolgersi della cerimonia.

Sebbene il momento centrale del mito e della liturgia prevedesse secondo l'antico rituale il "Tauribolio" (uccisione del toro sacro), essendo difficile praticare questo nei mitrei delle grandi città, si sostituiva il rito originario con l'uccisione di animali di minori dimensioni.
Nel mitreo Barberini in una delle due nicchie poste al centro dei bancali è collocata invece una vaschetta atta a contenere l'acqua usata per i riti purificatori.

Sulla parete di fondo del santuario fu sistemata poi un edicola in muratura, all'interno della quale venne affrescato il grande ciclo pittorico con le storie di Mitra, unico esempio di raffigurazione affrescata a noi giunta nel territorio romano, simile a quelle del mitrei scoperti a Marino e a Capua.

Le scene affrescate nella grande edicola del mitreo raffigurano gli episodi più importanti della tradizione, secondo quella che è la versione occidentale del mito di Mitra: la leggenda narra, infatti, che il dio nacque in una roccia o in una caverna.

La decorazione si sviluppa tutta intorno ad un grande riquadro centrale raffigurante la scena del sacrificio del toro, dal cui sangue scaturirà la vita animale e vegetale della terra.

Nella maggior parte dei casi i devoti erano spesso analfabeti perché provenienti dalle classi più umili: il culto di Mitra veniva infatti praticato all'interno di gruppi ristretti nell'ambito dei quali venivano superate le differenze di classe e di ceto in nome di una solidarietà diffusa tra i vari partecipanti, e proprio in virtù di questa concezione anche i cittadini più poveri potevano aspirare ai più alti gradi della comunità religiosa alla quale appartenevano.
Proprio questa caratteristica "democratica' contribuì alla rapida diffusione del culto che, originario della Persia, dove si sviluppò come derivazione del zoroastrismo, divenne uno dei più importanti culti misteri ci dell'antichità, e tra il II e il III secolo d.C., dell'impero romano in particolare, dove affiancava il culto ufficiale.

I neofìti, rigorosamente maschi, erano accettati a partire dall'età di 7 anni, numero simbolico collegato con i pianeti che ritorna in vari passaggi del culto: 7 erano i livelli, corrispondenti a diverse prove e rituali, necessari per raggiungere le cariche più alte all'interno della comunità: l'iniziazione partiva con il grado "Corea" (Corax), cui seguivano il "Ninfa" (Nynphus) e il "Soldato" (Miles). Gli iniziati annessi a questi tre gradi costituivano il gruppo dei cosiddetti "senitori", cioè degli appartenenti alla parte bassa della gerarchia. Il secondo gruppo di neofìti, detto dei "Partecipanti" era costituito dagli appartenenti ai gradi di "Leone" (Leo), "Persiano" (Perses), "Messaggero del Sole" (Heliodromos) e del "Padre" (Pater).
l primi seguaci che contribuirono ad introdurre in Italia la religione del dio Mitra furono soprattutto i soldati provenienti dalle province orientali, i quali sottolineavano soprattutto il carattere militare della divinità.
Il culto raggiunse la sua massima diffusione durante i regni di Commodo (180-192) di Diocleziano (284-305) e Massimiano (284- 305) quando Mitra, proclamato patrone dell'impero, acquistò proseliti anche all'interno delle classi più elevate della società. Si è addirittura ipotizzato, basandosi sulle numerose testimonianze archeologiche, che in questo periodo, nelle città come Roma e Ostia, vi dovessero essere forse un centinaio di mitrei per un totale di circa centomila fedeli.
È con l'avvento del Cristianesimo che, per tutti i culti pagani, inizia un periodo di rapido declino, che si concluderà, durante il regno di Graziano (375-383), con la chiusura dei santuari mitraici.

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