Il Controllo del Territorio

da Federico II di Svevia all'Arma dei Carabinieri

 

Autore: Flavio RUSSO

 

DETTAGLI:

 

Descrizione: Volume

 

Formato: 24,5x28,5

 

Pagine: 240

 

Con il dissolversi dell’Impero Romano d’Occidente nel V Secolo d.C. erano svanite le sue forze armate regolari. Si tentò perciò di delegare il controllo del territorio, in particolare della parte meridionale della Penisola, ormai a tutti gli effetti remota retrovia dell’Impero che ha capitale a Costantinopoli e piagata da frequenti episodi di criminalità, a improvvisate formazioni miliziane locali. Con estemporanee misure di giustizia sommaria si provò a contrastare tale clima, finché pure quegli estremi tentativi non furono resi inefficaci dall’insediarsi di quelle che vengono comunemente definite popolazioni barbare, in particolare dei Longobardi.

 
 

L’avvento del feudalesimo provocò la definitiva frammentazione del potere e di quanto restava delle capacità di controllo del territorio. Tale scenario non trovò nei Normanni, nel frattempo sopraggiunti, significativa opposizione: fu solo dopo l’ascesa al potere di Federico II di Svevia che iniziò una prima vera opera di contrasto. La sua concezione, ispirata a quella statuale romana, concepiva lo Stato come regno di un sovrano assoluto e il territorio che lo costituiva come sua esclusiva pertinenza per il rispetto della legge da parte di tutti i sudditi. Non vi sarebbero state più isole di impunità e sudditi differenziati di fronte alla certezza del diritto, né sarebbero stati tollerati potentati locali appoggiati da torri e castelli, eretti autonomamente e difesi da eserciti privati.

 
 

Ogni fortificazione doveva appartenere allo Stato e, se privata, andava tassativamente espropriata o demolita. Si trattò di una concezione relativa alla dislocazione delle forze preposte al controllo territoriale, insediate in appositi caposaldi fortificati - più noti come castelli federiciani - che per molti aspetti anticipò quella adottata da numerosi Stati occidentali oltre mezzo millennio dopo, e in particolare dall’Italia post unitaria con l’Arma dei Carabinieri, che vedeva i propri uomini a loro volta insediati in numerose piccole caserme, più note come stazioni.

 

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