
Ricerca: Stato Maggiore Difesa ed ENEA siglano un accordo su energia, sicurezza, sostenibilità e formazione
L’intesa è stata firmata dal Capo di Stato Maggiore della Difesa, Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone e dall’Ingegner Gilberto Dialuce, Presidente dell’ENEA, presso la Sala Quadri di Palazzo Esercito
Roma 21 mag 2024

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Oggi, presso la Sala Quadri di Palazzo Esercito, il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone e il Presidente dell’Enea, Ingegner Gilberto Dialuce, hanno firmato un accordo quadro per promuovere iniziative di collaborazione, ciascuno nei propri ambiti di competenza e nel rispetto delle proprie specificità istituzionali, sui temi relativi alla Difesa, l’innovazione e lo sviluppo sostenibile.
In particolare, la Difesa, nell’assolvimento dei propri compiti istituzionali, concilia le esigenze dello strumento militare con la tutela ambientale delle aree utilizzate dalle Forze Armate, attività che richiede particolari conoscenze scientifiche e tecniche, non sempre reperibili al suo interno. D’altro canto, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA), è l’ente di diritto pubblico indirizzato alla ricerca, all’innovazione tecnologica e alla prestazione di servizi avanzati alla Pubblica amministrazione, alle imprese e ai cittadini nei settori dell’energia, dell’ambiente e della sostenibilità.
In questo contesto, l’Ufficio Generale Prevenzione, Vigilanza Antinfortunistica e Tutela Ambientale dello SMD (UGPreVATA) ha stilato, di concerto con ENEA, un Accordo Quadro con lo scopo di promuovere opportunità e progetti di collaborazione. Nel dettaglio, il programma di attività tocca 20 aree di intervento, fra cui i settori dell’energia (biocarburanti e biocombustibili, produzione da fonti rinnovabili nei siti dell’Amministrazione della Difesa, tecnologie per la decarbonizzazione, riqualificazione ed efficientamento energetico degli edifici delle Forze Armate, sviluppo di Comunità Energetiche Rinnovabili), della sicurezza (cybersecurity, monitoraggio e risanamento di siti contaminati, sicurezza delle reti ma anche alimentare attraverso lo studio di packaging eco-compatibili che aumentino la capacità di conservazione degli alimenti), della sostenibilità (climatologia, oceanografia, modellizzazione delle emissioni antropiche, monitoraggio e riduzioni dei rischi legati a eventi naturali estremi, guasti ed emergenze, gestione della risorsa idrica e dei rifiuti) e della formazione (del personale militare, rispetto a scenari di emergenza radiologica e nucleare e del personale dell’ENEA, da parte dei reparti tecnici delle varie specialità del Ministero della Difesa).
L’accordo siglato oggi rientra nel solco del Protocollo sottoscritto tra l’Amministrazione Difesa e l’ENEA nel settembre 2016, rinnovato nel 2021 con durata quinquennale. Inoltre, per incentivare la collaborazione tra le due istituzioni e favorire ulteriori convenzioni o accordi specifici, è stato istituito un Comitato Tecnico Scientifico (CTS), composto da sei rappresentanti per ciascun ente.
Ma l’attenzione della Difesa agli argomenti oggetto dell’accordo con l’Enea va oltre l’intesa siglata oggi. Nei giorni scorsi, infatti, il Brig. Gen. Manuele Bernabei, Capo Ufficio Generale Prevenzione, Vigilanza Antinfortunistica e Tutela Ambientale ha partecipato a un convegno a Siviglia, organizzato dalla Society of Environmental Toxicology And Chemistry (SETAC), al quale erano presenti realtà accademiche e industriali provenienti da tutto il mondo. In tale occasione, il Brig. Gen. Bernabei ha riferito che in Italia esiste una spiccata attenzione alla biodiversità caratterizzata da 2.646 siti protetti, distribuiti su tutto il territorio nazionale e che in 43 poligoni militari c’è contiguità o sovrapposizione a tali siti protetti. Pertanto le specie presenti in 18 di tali siti negli ultimi 10 anni sono aumentate in numero e rimaste complessivamente inalterate per il loro stato di conservazione.
Di fatto quindi la presenza in Italia dei poligoni militari dalla metà dello scorso secolo può essere vista, oltre che per lo svolgimento della fase addestrativa delle Forze Armate legata alla difesa nazionale, anche come un efficace schermo di protezione da insediamenti e attività antropiche che, in più di 50 anni, ha consentito il mantenimento di tali specie all’interno dei poligoni.