L’ambiente familiare, tipico di una società contadina umile ma forte di valori e virtù, quali la fede, la carità e la preghiera, fu determinante, come amava spesso ricordare il futuro Papa, per la sua crescita spirituale e morale. Dopo la scuola elementare, entra nel Seminario Minore di Bergamo e, successivamente, nel 1901, riesce, grazie ad una borsa di studio e alle sue capacità morali e intellettuali, a continuare gli studi come alunno del Seminario dell'Apollinare di Roma.
Nel 1901 si arruola come volontario per il servizio militare al posto del fratello Saverio la cui presenza era necessaria per portare avanti i lavori agricoli familiari. Nel novembre 1902 termina il periodo di volontariato, viene promosso sergente e posto in congedo. Consegue la laurea in Sacra Teologia e l’ordinazione sacerdotale nel 1904. Durante la Prima guerra mondiale, fu richiamato in servizio nel 1915, come sergente di sanità militare: dapprima fu impiegato presso l'Ospedale militare principale di Milano; successivamente, venne trasferito presso gli Ospedali militari sussidiari di Bergamo. Nel marzo 1916, venne nominato cappellano militare dell'Ospedale militare di riserva in Bergamo. Durante il periodo del conflitto, trovò il tempo anche di dedicarsi al sociale con opere a favore dei più bisognosi: decise di fondare, con i suoi risparmi, la “Casa dello Studente” a Bergamo, per aiutare i giovani provenienti da povere famiglia; questa istituzione risulta essere la prima del genere in Italia.
Concluse il servizio militare nel dicembre 1918 col grado di tenente cappellano.
Una volta diventato Papa affermò, durante un’udienza ai cappellani militari, che quel servizio “ci fece raccogliere nel gemito dei feriti e dei malati l’universale aspirazione alla pace, sommo bene dell’umanità. Mai come allora sentimmo quale sia il desiderio di pace dell’uomo”.
Don Angelo Roncalli riportò tutte le paure e le incertezze vissute durante la guerra, ma anche un profondo amor patrio di un uomo e di un militare, in un bellissimo e toccante epistolario e in un diario.
Questo suo grande senso del dovere, spirito di sacrificio e concreta aspirazione per la pace, furono ben evidenziati anche nel suo motto episcopale, e allo stesso tempo sincero programma di vita, allorquando fu nominato vescovo: “Oboedientia et pax”.
A partire dal 1925, Angelo Roncalli fu incaricato di svolgere numerose missioni diplomatiche, durante e per la quali cercò sempre di trovare soluzioni pacifiche con scelte coraggiose e talvolta rischiose; durante la missione in Bulgaria affrontò la delicata questione dei rapporti tra i cattolici di rito romano e quelli di rito ortodosso; nel 1935 diviene Delegato Apostolico in Turchia e Grecia, dove, allo scoppio della Seconda guerra mondiale, si impegnò a favore degli ebrei in fuga dagli stati europei occupati dai nazisti. Nel 1944 è nominato Nunzio Apostolico1 a Parigi; grazie al suo accorto equilibrio, alla sua semplicità e alla sua amabilità, riuscì a risolvere i problemi legati alle accuse nei confronti di molti vescovi di aver collaborato con i tedeschi invasori, conquistando le simpatie dei francesi e di tutto il Corpo diplomatico. Sempre a Parigi, salvò, grazie alla sua coraggiosa umanità, migliaia di ebrei dalla deportazione nei campi di sterminio nazisti. Per questo la International Raoul Wallenberg Foundation, sin dal settembre 2000, ha chiesto formalmente allo Yad Vashem2 di Gerusalemme di inserire il nome di Angelo Giuseppe Roncalli nell'elenco dei Giusti tra le Nazioni.
Il 28 ottobre 1958, l'umile figlio della terra bergamasca, a settantasette anni, veniva eletto papa: continuerà a svolgere la sua missione pastorale sempre con il suo stile accattivante di bontà, di umiltà, di comprensione che faranno di lui il «papa buono». Uno stile sempre all’insegna del suo amorevole sorriso e del suo ottimismo. Particolarmente significative furono le sue parole del suo accorato appello ai governanti al fine di scongiurare una catastrofe nucleare durante la crisi di Cuba dell’ottobre del 1962: “alla Chiesa sta a cuore più d'ogni altra cosa la pace e la fraternità tra gli uomini; ed essa opera, senza stancarsi mai, a consolidare questi beni. A questo proposito, abbiamo ricordato i gravi doveri di coloro che portano la responsabilità del potere. Oggi noi rinnoviamo questo appello accorato e supplichiamo i Capi di Stato di non restare insensibili a questo grido dell'umanità. Facciano tutto ciò che è in loro potere per salvare la pace: così eviteranno al mondo gli orrori di una guerra, di cui nessuno può prevedere le spaventevoli conseguenze. Continuino a trattare. Sì, questa disposizione leale e aperta ha grande valore di testimonianza per la coscienza di ciascuno e in faccia alla storia. Promuovere, favorire, accettare trattative, ad ogni livello e in ogni tempo, è norma di saggezza e prudenza, che attira le benedizioni del Cielo e della terra”.
La pace, la solidarietà, la dignità umana e la rispettosa libertà individuale sono i valori inalienabili di ogni persona a cui si è sempre ispirato papa Giovanni XXIII e richiamati anche nella sua ultima enciclica “Pacem in Terris”.
Papa Giovanni XXIII si spense il 3 giugno 1963. Giovanni Paolo II lo ha proclamato beato il 3 settembre 2000 ed è stato canonizzato3 il 27 aprile 2014 da Papa Francesco; il 17 giugno 2017, la Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei Sacramenti lo ha proclamato patrono dell’Esercito italiano, con la seguente motivazione: «nei primi anni del suo ministero sacerdotale promosse cristiane virtù tra i soldati, e da allora in poi con l’insegnamento e l’esempio di tutta la sua vita, attese con tutte le sue forze all’edificazione della pace in tutto il mondo, scrivendo infine la luminosa enciclica Pacem in terris».
[1] Il Nunzio apostolico è il rappresentante diplomatico della Santa Sede accreditato presso uno Stato, e il suo ruolo politico è equiparato a quello dell'ambasciatore.
[2] Lo Yad Vashem è l'Ente nazionale per la Memoria della Shoah a Gerusalemme, istituito nel 1953 con un atto del Parlamento israeliano, con lo scopo di documentare e tramandare la storia del popolo ebraico durante la Shoah, grazie ai suoi archivi, alla biblioteca, alla Scuola e ai suoi musei. Ha inoltre il compito di ricordare i Giusti fra le Nazioni, che rischiarono le loro vite per aiutare gli ebrei durante la Shoah.
[3] La canonizzazione è la sentenza definitiva, nella Chiesa cattolica, con cui il papa stabilisce che un beato venga inserito nel catalogo dei santi; normalmente è preceduta dalla beatificazione, atto che permette il culto di un servo di Dio in un luogo particolare (diocesi, nazione, istituto religioso ecc.).