L’uniforme militare: un segno distintivo

 

L'uniforme è l'insieme dei capi di vestiario, corredo ed equipaggiamento che contraddistinguono gli uomini e le donne delle Forze Armate, costituendo l’elemento distintivo della loro condizione nello svolgimento del proprio servizio; l’uniforme evidenzia, altresì, l’appartenenza a una specifica Nazione e a una determinata Forza Armata, ricordandone la Storia e le tradizioni sia di una che dell’altra.

 

La trasformazione della foggia delle uniformi si è adeguata al cambiamento delle condizioni della guerra: se nei tempi antichi era predominante l’esigenza di rendersi visibili, sia agli amici che ai nemici, in tempi più moderni, si è stati più attenti alla capacità di mimetizzarsi; comunque, è stata sempre costante la ricerca dell’impatto visivo verso l’opinione pubblica interna al fine di suscitarne sentimenti di rispetto e prestigio.

 

La prima esigenza, quella della visibilità, e quindi del riconoscimento, raggiunse l’apice durante il periodo napoleonico: i soldati dell’imperatore corso iniziarono a indossare copricapi sempre più ingombranti e accessori oltremodo luccicanti, il tutto per acquisire un aspetto tanto più imponente e maestoso quanto era più alto il grado del milite. E questa “moda” perdurò anche per tutto il XIX, allorquando, i fucilieri dell’Impero britannico, per evitare di costituire il facile bersaglio dei “ribelli” delle loro colonie asiatiche, decisero di provare a dare alle loro uniformi un colore che potesse aiutarli a confondersi, mimetizzarsi, con la natura circostante: immersero, quindi, le loro camicie, giacche e pantaloni in grossi pentoloni riempiti della loro bevanda nazionale: il thè. Questa, che a buon titolo rappresenta una simpatica curiosità storica, rappresenta il primo vero esempio, in età moderna, di utilizzo di uniformi da combattimento, le cosiddette “mimetiche”.
Le uniformi, poi, si sono sempre differenziate sulla base di esigenze, diciamo, di Forza Armata: ad esempio, i militari imbarcati delle Marine non hanno mai avuto esigenze di mimetismo, visto che le navi hanno combattuto a distanze sempre più lunghe grazie all’aumentata gittata dei loro cannoni; ma per i marinai, costretti a volte a lunghe navigazioni e sottoposto alle intemperie climatiche, diventava essenziale avere indumenti di facile e frequente lavaggio, che, nel passato avveniva con l’acqua di mare; le tinte delle tenute, quindi, specie quelle utilizzate dal personale di bassa forza, tendevano ad uniformarsi su essenzialmente su colori chiari/grigiastri.

 

Come la Marina, anche per l’Aeronautica l’adozione delle sue uniformi non è stata influenzata dal contatto fisico con il nemico durante il combattimento; ma quasi tutte le Forze Aeree hanno adottato fogge di uniformi simili a quelle delle altre Forze Armate perché diventate indipendenti e autonome tutte nel Novecento non avevano praticamente tradizioni uniformologiche. La differenza sostanziale diventava il colore, solitamente il grigio-azzurro o azzurro che richiamava e richiama la dimensione in cui operano gli aviatori, il cielo, oltre al fatto che, come tutti i colori freddi, queste tonalità trasmettono un messaggio di efficienza tecnologica.

 

Infine una curiosità storico-etimologica legata alle uniformi. In un lontano passato, e per gli eserciti più poveri, l’uniforme consisteva semplicemente in una banda colorata portata al braccio o sul corpo, che veniva tolta dai combattenti sconfitti per non essere riconosciuti dal nemico e potersi così rifugiare nell’anonimato degli …“sbandati”.

 

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