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Trentacinque anni fa l'omicidio di Rosario Livatino, il giudice 'ragazzino'

Trentacinque anni fa l'omicidio di Rosario Livatino, il giudice 'ragazzino'
Trentacinque anni fa l'omicidio di Rosario Livatino, il giudice 'ragazzino'

creative commons creative commons creative commons Immagini messe a disposizione con licenza
CC BY-NC-SA 4.0 DEED

Trentacinque anni fa, il 21 settembre 1990, il giovane giudice Rosario Livatino, come ogni mattina, si preparò per andare in tribunale. Salì sulla sua vecchia Ford Fiesta color amaranto e imboccò la strada che lo portava al lavoro, fedele al proprio dovere. Non poteva sapere – o forse lo intuiva – che quella sarebbe stata la sua ultima corsa.
Giunto all’altezza del viadotto Gasena, in territorio di Agrigento, l’auto su cui viaggiava senza scorta venne speronata da un’altra vettura. A bordo c’erano quattro sicari assoldati dalla Stidda agrigentina, l’organizzazione mafiosa in contrasto con Cosa nostra. Livatino tentò disperatamente la fuga attraverso i campi, già ferito a una spalla da un colpo di pistola. Corse per poche decine di metri, prima di essere raggiunto e freddato senza pietà.
I clan lo temevano. Lo chiamavano “il giudice ragazzino”, un appellativo che indicava la sua giovane età, ma non rendeva giustizia alla sua grandezza morale e professionale. Ogni giorno si lasciava guidare da una fede profondamente radicata e da un incrollabile senso di giustizia. Non conobbe mai il compromesso: visse il suo ruolo di servitore dello Stato con coerenza, incarnando coraggio, integrità e fedeltà ai valori della legalità.
La mafia lo assassinò, ma non riuscì a spegnere la sua luce. Oggi Rosario Livatino, proclamato Beato, resta il simbolo di un magistrato che ha saputo unire rigore e umanità, fede e diritto. La sua vita e il suo sacrificio continuano a indicarci la strada: servire lo Stato senza clamore, senza vanità, ma con la forza silenziosa di chi crede davvero nella giustizia e nella democrazia.
Tra i suoi appunti, dopo la morte, venne ritrovata una frase che ancora oggi risuona come monito e ispirazione:
“Quando moriremo, nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma credibili”.
Un Uomo delle Istituzioni cui dobbiamo guardare ancora oggi, per ispirarci nel nostro quotidiano impegno al servizio del Paese.

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