
In ricordo dell'eccidio Divisione Acqui

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CC BY-NC-SA 4.0 DEED
"Settembre 1943.
Subito dopo l’Armistizio con gli Alleati, l’Italia cade nel caos.
I militari italiani di stanza all’estero sono privi di ordini chiari, in particolare nei Balcani e nelle isole greche.
A Cefalonia e a Corfù, la Divisione “Acqui” si trova a dover fronteggiare le soverchianti truppe tedesche che ne pretendono la resa.
I nostri soldati si trovano davanti a una scelta: difficile e forse impossibile.
Potrebbero arrendersi e salvarsi: invece, con un atto di estremo eroismo e altruismo, scelgono di resistere e di combattere contro i nazisti, pur consapevoli della profonda sproporzione dei mezzi a disposizione del nemico.
Lo fanno con coraggio e dignità. Segue un'aspra battaglia che dura circa una settimana, poi la resa. Invece di presentare l’onore delle armi, il nemico procede a fucilazioni di massa, con migliaia di militari italiani che vengono trucidati nel modo più barbaro e incivile, in spregio a ogni elementare diritto.
Un eccidio, quello di Cefalonia e di Corfù, che rappresenta una tra le pagine più dolorose della nostra storia, oltre che un grande atto di eroismo dei soldati italiani.
Ottantadue anni dopo, ricordare non basta.
La memoria ha senso solo se si accompagna alla volontà di comprendere, di imparare: bisogna riconoscere da un lato la complessità della storia e dall'altro che, anche in situazioni di guerra, esistono dei limiti di civiltà che non possono essere superati.
Perché l’essere militare non può mai prescindere dall’essere una persona umana.
Oggi rendiamo onore ai Caduti della Divisione Acqui: alla loro fedeltà alla Patria, al loro sacrificio, al loro esempio di resistenza.
Un segno indelebile che ci richiama ogni giorno alla responsabilità di difendere pace, libertà e la democrazia". Così il Ministro della Difesa, Guido Crosetto.