Generalità



Le origini del conflitto nel Darfur vanno ricercate nel quadro delle tradizionali tensioni interetniche tra le tribù africane dei Fur, Zaghawa e Masalit - a carattere stanziale e agro-pastorale - e le tribù nomadi di origine araba, in un ambito di risorse naturali profondamente scarse. Tali fattori storici e tradizionali si inseriscono nel contesto conseguente al processo di pace tra il Nord-arabo ed il Sud-africano del Sudan dopo circa 40 anni di guerra civile, con un riassetto e riequilibrio di poteri da cui il Darfur è rimasto sostanzialmente escluso.


In tale scenario, nel febbraio 2003, 3 gruppi a base etnica africana hanno costituito 2 diverse formazioni ribelli - il Sudan Liberation Movement/Army (SLM/A) ed il Justice and Equality Movement (JEM) - ricorrendo alle armi per protestare contro l'esclusione dai negoziati di pace in corso tra Nord e Sud, le insufficienti risorse destinate dal Governo centrale al Darfur e la mancata protezione dei villaggi africani dalle razzie delle tribù nomadi. Il Governo di Khartoum ha risposto armando e sostenendo militarmente le milizie Janjaweed (bande di cammellieri d'origine araba) contro le tribù di etnia africana.


La guerra civile che ne è scaturita ha prodotto la più grave crisi umanitaria dal 1998, caratterizzata da una persistente violazione dei diritti umani delle popolazioni civili.


Nel frattempo, nel resto del Sudan si sono registrati importanti progressi nel processo di pace tra il Governo di Khartoum ed il principale gruppo ribelle del Sudan meridionale, il Sudan People's Liberation Army (SPLA). A Nairobi, in Kenia, il 9 gennaio 2005 è stato infatti firmato uno storico accordo di pace (Comprehensive Peace Agreement - CPA), che pone le basi per la risoluzione del conflitto tra il Nord ed il Sud del Paese; conflitto che - se si esclude il periodo tra il 1972 e il 1983 - si è protratto fin dall'indipendenza del Sudan, nel 1956. Gli accordi di pace, però, non hanno interessato il Darfur, dove la situazione umanitaria è rimasta drammatica. Il 24 marzo 2005, il Consiglio di sicurezza dell'ONU ha adottato una Risoluzione con cui ha istituito la Missione di pace ONU in Sudan (UNMIS).

Nel Darfur, la firma dell'Accordo Umanitario sul Cessate il Fuoco (Humanitarian Ceasefire Agreement - HCFA) fra le due parti in lotta, in data 8 aprile 2004, ha rappresentato un momento decisivo nel decorso del conflitto in atto da anni nella regione. Questo accordo, infatti, ha consentito lo schieramento, a partire dall'estate del 2004, di un Contingente dell'Unione Africana (UA), costituito da unità militari di Nigeria, Ruanda, Kenia, Sudafrica, Gambia e Senegal, nell'ambito della cosiddetta "Missione dell'Unione Africana in Sudan" (AMIS), che dispone anche di osservatori, elementi di polizia e personale civile.


Dopo il suo avvio, già dall'autunno successivo, l'Operazione è stata potenziata, assumendo la denominazione ufficiale di AMIS II e costituendo la DITF (Darfur Integrated Task Force). Essa si articola su di un Comando della Missione (Mission HQ) sito a Khartoum, un Comando della Forza (Force HQ) ubicato a El Fasher, nel Darfur, ed 8 Comandi di settore di livello battaglione ripartiti sul territorio della regione (El Fasher, Tine, Kutum, Kabkabiya, Nyala, El Daein, El-Geneina, Zallinge).


A tutt'oggi, AMIS II schiera circa 2.500 uomini, di cui 2.100 militari (450 dei quali sono Osservatori), 250 agenti di polizia ed il resto personale civile di supporto.

Il mandato della Forza AU è di controllare il cessate il fuoco e di proteggere gli Osservatori. Essa, infatti, non dispone né dell'autorizzazione, né di assetti in numero sufficiente per poter proteggere la popolazione civile, fatti salvi gli interventi in caso di constatazione di una minaccia imminente per le vite umane.

Il Consiglio per la Pace e la Sicurezza dell'UA, a conclusione della riunione ad Addis Abeba, ha deciso di sostenere il trasferimento della Missione UA in SUDAN (AMIS) sotto l'egida di una missione dell'ONU. L'UA ha ritenuto, inoltre, di estendere fino al 30 giugno 2007 il mandato dell'AMIS in DARFUR.


L'Unione Europea (UE) contribuisce ad AMIS II con finanziamenti e personale impiegato in qualità di osservatore, nell'ambito della Cease Fire Commission (presieduta da un membro dell'Unione Africana) o degli staff di pianificazione dell'UA nel contesto della Darfur Integrated Task Force (DITF).


In particolare, l'Unione Europea contribuisce con un rappresentante nella Cease Fire Commission, in qualità di Vice-Chairman, oltre ad Ufficiali osservatori di Danimarca, Francia, Irlanda, Italia, Olanda, Svezia e Regno Unito, oltre ad esperti militari e di polizia provenienti da Austria, Danimarca, Francia, Italia, Olanda, Svezia e Regno Unito.


L'assistenza tecnica dell'UE si è concretizzata altresì nel supporto all'Unione Africana nello sviluppo del suo Centro di situazione, nonché nell'addestramento/preparazione del personale di determinati Paesi contributori.


A seguito di specifica richiesta dell'Unione Africana alla NATO di supporto logistico alle operazioni nel Darfur, dal mese di luglio 2005 l'Alleanza Atlantica ha deciso di offrire il proprio contributo in termini di trasporto aereo per la rotazione delle forze militari dell'UA impiegate in teatro. La NATO ha, inoltre, fornito il proprio contributo in termini di addestramento degli Ufficiali di staff dell'UA nella gestione di un HQ e nella gestione delle informazioni relative all'operazione.


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