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Mausoleo delle Fosse Ardeatine

19 mar 2024

creative commons creative commons creative commons Immagini messe a disposizione con licenza
CC BY-NC-SA 4.0 DEED

 

Il Sacrario delle Fosse Ardeatine, edificato a perenne ricordo del crudele massacro perpetrato dai nazisti a Roma il 24 marzo 1944 nelle cave di pozzolana sulla Via Ardeatina, fu solennemente inaugurato nel 1949 in occasione del quinto anniversario della strage.

Il grandioso monumento, pur nelle semplicità e austerità della sua linea architettonica, è straordinariamente eloquente. Esso abbraccia in un solo complesso: le grotte, nelle quali venne consumato l'eccidio; il Mausoleo, ove sono raccolte le salme; il gruppo scultoreo, che sintetizza espressivamente la tragedia dei 335 Martiri.

La realizzazione del Sacrario e la definitiva sistemazione delle vittime ardeatine, fu oggetto del primo concorso di Architettura bandito dopo la fine del conflitto, i vincitori ex equo, i gruppi: Risorgere formato da (Nello Aprile, Cino Calcaprina, Aldo Cardelli, Mario Fiorentino e Francesco Coccia); e U.G.A. Unione Giovani Architetti formato da (Giuseppe Perugini ed Uga de Plaisant) ai quali si unì successivamente anche lo scultore Mirko Basaldella.

Si entra alle Fosse Ardeatine attraverso una monumentale cancellata in bronzo dello scultore Mirko Basaldella, capolavoro di spiccato espressionismo, in cui l'avviluppo contorto degli elementi rappresenta figurativamente l'orrore umano di quella tragedia. Il piazzale d'accesso, dedicato ai caduti della strage di Marzabotto, è delimitato di fronte a destra dalla collina ove si stagliano le pareti verticali della vecchia cava ardeatina; a sinistra, in prosecuzione della collina, il Mausoleo con l'immensa pietra posata sulla Cripta, ove sono raccolte le 335 tombe. Vicino all'ingresso, eretto su basamento di materiale lapideo-tufaceo proveniente da Monte Compatri, campeggia il gruppo scultoreo in travertino di Francesco Coccia. In alto e al centro spiccano tra il verde, una croce cristiana e la stella di David, simboli rispettivamente del cristianesimo e dell'ebraismo. A sinistra dell'ingresso alle grotte, una lapide riporta il lungo elenco delle città decorate di Medaglia d'Oro al Valor Militare, sotto ad essa le motivazioni raccolte nello schedario a libro. Sull'altra grande lapide è scolpita una solenne l’epigrafe "Viatori assetati di libertà, fummo a caso rastrellati nelle strade e nel carcere, per rappresaglia gettati in massa trucidati murati in queste fosse, italiani non imprecate, mamme spose non piangete, figli portate con fierezza il ricordo dell’olocausto dei padri, se lo scempio su di noi consumato sarà servito al di là della vendetta a consacrare il diritto dell’umana esistenza contro il crimine dell’assassinio”.

Dal complesso delle gallerie originarie della vecchia cava di pozzolana sono stati isolati i rami principali e le grotte ove le SS naziste, al comando del Ten. Col. Kappler, perpetrarono il feroce massacro e occultarono le vittime. Esteriormente le grotte sono rimaste nel loro aspetto originario, salvo i pilastri eretti all'interno delle gallerie a sostegno dei due grandi squarci, creati dalle esplosioni disposte dalle SS per ostruire l'accesso al luogo del massacro.  Le gallerie hanno un tracciato ad “U" con l'ingresso nel piazzale e lo sbocco nel Mausoleo; nel tratto di fondo, isolato da due artistiche cancellate in bronzo dello scultore Mirko Basaldella, si trova la grotta dell’eccidio ove, tre mesi dopo il massacro, furono rinvenute le salme ammucchiate su cinque strati sovrapposti. Una fiaccola illumina il tumulo ove sono custoditi i resti non identificati appartenenti ad alcune salme dei martiri. A lato di una cancellata, una lapide di marmo nero reca scolpito il nobile messaggio: “Fummo trucidati in questo luogo perché lottammo contro la tirannide interna per la libertà e contro lo straniero per l'indipendenza della Patria. Sognammo un'Italia libera, giusta, democratica. Il nostro sacrificio ed il nostro sangue ne siano la sementa ed il monito per le generazioni che verranno”. A lato dell’altra cancellata in fondo alla galleria è stata ristrutturata la parete con scritte significative in lettere di bronzo e vi è posta una lampada votiva offerta da Papa Paolo VI.

Vicino all'ingresso è stata ricavata una piccola Cappella dove, a cura dell'Associazione Nazionale Famiglie dei Martiri, vengono celebrati periodicamente riti religiosi in memoria dei Caduti.

Le salme dei 335 trucidati sono state collocate in un vasto Sepolcreto interrato, coperto nella parte superiore da una grande pietra tombale che rievoca simbolicamente l'oppressione e l'occultamento delle vittime. L'oscurità dell'ambiente è appena mitigata dalla luce che filtra dalle fenditure orizzontali, create tra il masso di copertura e le pareti del Sepolcreto. Le tombe, tutte in granito, sono riunite in sette doppi filari paralleli; le generalità delle 328 salme identificate sono scolpite sulla lastra superiore di ogni sarcofago. Le tombe delle sette salme rimaste sconosciute (sei note non identificate e una ignota) portano solo l'indicazione sul sacello 'Ignoto'. La collocazione delle salme è stata disposta secondo l'ordine di esumazione dalle grotte; l'indicazione del posto nel Sepolcreto può essere desunta dalle tabelle in bronzo, raccolte a libro, ove i Caduti sono elencati in ordine alfabetico.

La prima tomba è dedicata simbolicamente a tutti i Caduti per la Patria e per la Libertà.

I Caduti

A seguito della scoperta del luogo del massacro è avvenuto un lungo e accurato lavoro di esumazione delle salme durante il quale, grazie al Professore in Medicina Legale Dott. Attilio Ascarelli e la sua equipe sono state accertate l'identità di 323 delle salme presenti, Delle dodici  rimaste non identificate è stato possibile appurarne inizialmente soltanto un dato parziale,  attraverso un attività di comparazione tra i verbali di arresto, le liste dei prigionieri in quei giorni nei carceri di via Tasso e di Regina Coeli, tuttavia grazie al costante lavoro che il Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti, in sinergia con la Comunità Ebraica di Roma, l'Associazione Nazionale Famiglie Italiane Martiri (ANFIM), la collaborazione del Museo Nazionale della Liberazione di Via Tasso,  il Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche (RACIS) e del Dipartimento di Biologia Evolutiva dell'Università di Firenze , nel 2010 si è provveduto all'apertura dei sacelli,  effettuando un prelievo del DNA dai dodici Martiri ancora “non identificati" . Tale attività ha portato, nel 2012 e nel 2021, a svelare ulteriori cinque identità.

Tra le vittime, 48 militari delle vaie Armi in servizio (tra cui 38 ufficiali dei vari gradi, 4 sottufficiali e 6 soldati), 255 delle varie categorie professionali civili (9 agricoltori, 41 artigiani, 9 artisti, 71 commercianti, 1 diplomatico, 33 professionisti, 37 impiegati, 47 operai o appartenenti a professioni varie, 1 sacerdote, 6 studenti), tutti uomini di età variabile dai 74 anni ai 15. Tra i trucidati 76 erano di religione ebraica.

Fra i Martiri vi furono figure della Resistenza romana, altri erano solo sospettati, altri innocenti e inconsapevoli, rastrellati per caso o per errore, altri colpevoli soltanto di essere ebrei: tutti certamente estranei all'azione partigiana contro il reparto di polizia tedesca dell'11^Compagnia del III° Battaglione del Polizeiregiment “Bozen" a Via Rasella.

A 36 Caduti, sepolti nel Mausoleo (12 civili e 24 militari), è stata concessa la Medaglia d'Oro al Valor Militare, alla memoria.

La Sala Museale

Si trova alle spalle del Mausoleo in apposita costruzione, a pianta ottagonale, progettata e riordinata sotto l'attenta guida dell'architetto Prof. Perugini. Vi sono raccolte documentazioni, cimeli e fotografie che illustrano e sintetizzano, in ordine cronologico le tragiche giornate vissute nella Capitale, dall'aggressione tedesca dell'8 settembre 1943 alla liberazione del 4 giugno 1944.

Il Sacrario è Aperto al pubblico, per informazioni ed orari contattare lo 06/5136742 o potete scrivere a mausoleofosseardeatine@utcmd.difesa.it

Visita anche il sito www.mausoleofosseardeatine.it

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