Lo sviluppo dello Strumento militare trova il suo ancoraggio negli impegni presi in ambito internazionale, in seno alle Alleanze politiche e militari di cui l’Italia fa parte. La portata strategica della NATO Political Guidance e dell’EU Strategic Compass, la valenza capacitiva dei NATO Capability Targets e le opportunità offerte dalle iniziative europee, costituiscono i principali riferimenti delle attività di pianificazione generale per lo sviluppo capacitivo delle Forze Armate.
Come richiamato dal Libro Bianco del 2015 e nelle più recenti Linee Programmatiche del Ministro della Difesa, entro il 2026, la Difesa dovrà consolidare le sue capacità di condurre operazioni interforze con la costituzione di una Forza di intervento in grado di operare in tutti i domini, cyber e spazio inclusi, autonomamente o integrata in dispositivi multinazionali, su scala regionale (Limited Small Joint Operation).
La rapida evoluzione dei domini cyber e spazio orienta necessariamente lo sviluppo capacitivo dello Strumento militare verso una più spinta interoperabilità e realizzazione di sistemi e piattaforme progettualmente integrate.
In tale contesto si inserisce la recente modifica normativa che attribuisce alla Difesa la competenza nella gestione delle attività cyber e spazio di carattere militare di sicurezza, costituendo uno dei pilastri del sistema nazionale.
Al fine di garantire la massima efficacia e interoperabilità nell’ambito delle Organizzazioni Internazionali di riferimento, la Difesa deve perfezionare la propria visione strategica e la propria policy in riferimento alle nuove
dimensioni del confronto strategico, anche prevedendo aliquote di forze dedicate, generate da ciascuna Forza Armata e collocate sotto comando interforze.
Per quanto riguarda il dominio spaziale, riscontriamo una vera e propria competizione globale che fa presagire anche possibili conflitti cinetici e che vede protagonisti attori privati e istituzionali, con un incremento dei rischi
correlati alle crescenti minacce “dallo spazio, verso lo spazio e nello spazio”.
Se, fino a qualche anno fa, tale ambiente era considerato un abilitante dei domini classici, grazie alla presenza di sistemi in grado di fornire servizi vitali a supporto delle operazioni militari, oggi è divenuto un dominio operativo a tutti gli effetti. Ciò impone di dotarsi di nuove capacità per assicurare, con visione unitaria, la protezione dei sistemi satellitari militari nazionali e di quelli civili in ambito Europeo e NATO.
È quindi necessario perseguire l’obiettivo di consolidare e incrementare le capacità militari già esistenti (SATCOM, OT e PNT)4, sviluppare sensori e capacità di osservazione e analisi (SSA5 militare) necessarie per comprendere ciò che avviene nel dominio spaziale (SDA6). In tale ottica e in una prospettiva futura a più ampio respiro, è opportuno investire e valutare la possibilità di dotarsi di una capacità autonoma di accesso allo spazio, anche in virtù della spinta miniaturizzazione di talune tipologie di satelliti.
Il dominio cibernetico ha assunto rilevanza strategica nello scenario nazionale e internazionale. La salvaguardia della sicurezza delle reti militari rientra nei compiti istituzionali della Difesa che, al tempo stesso, coopera con l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale sul piano delle azioni di tutela del “Sistema Paese” e con i Servizi di Informazione per l’attuazione delle misure intelligence di contrasto nel settore cibernetico. Nell’ambito di un’azione coordinata con tali Enti, sarà importante acquisire la capacità di condurre l’intera gamma delle operazioni cyber, dedicando le necessarie risorse e sviluppando le capacità operative richieste, anche attraverso il
coinvolgimento del mondo accademico e del comparto industriale nazionale.
La crescita esponenziale dei servizi digitali ha inoltre reso il “dato” un fattore chiave, evidenziandone la centralità e la correlata necessità di disporre di metodi agili ed innovativi per la gestione ma anche per la protezione
del patrimonio informativo. A tal fine, dovremo perseguire un’unica infostruttura cloud classificata (Defence Cloud), basata su data center con capacità computazionali e di memorizzazione centralizzate, che assicurino la piena interoperabilità tra i sistemi in uso per l’analisi e la valorizzazione dei dati in un unico ambiente. Tale architettura dovrà supportare tutte le componenti della Difesa (interforze e Forze Armate), permettendo anche lo scambio informativo, in sicurezza, con sistemi di diversa qualifica (reti NATO/UE e di missione) e classifica, assicurando in parallelo l’utilizzo di motori di Intelligenza Artificiale, Big Data Analysis e simulazione, ovvero di tecnologie emergenti come il 5G, quale abilitante dell’infostruttura (dal livello tattico a quello strategico).
Con grande determinazione dobbiamo spingerci verso la creazione di reali capacità multidominio in grado di assicurare la sincronizzazione delle azioni e degli effetti in tutti i domini di riferimento (terra, mare, aria, cyber e spazio).
Tuttavia, non è possibile generare una concreta capacità multidominio della Difesa prescindendo da una decisa e coordinata accelerazione del già avviato processo di integrazione interforze, destinato, giocoforza, ad essere
superato e compreso nello stesso concetto di Multi-Domain Operations (MDO). Occorre, dunque, sviluppare un modus operandi culturale e capacitivo, che superi la visione di conflitto legato ai domini tradizionali e ambisca ad operare, con un approccio inter-agenzia molto spinto, nel multidominio. Lo scopo è di sviluppare più azioni capaci di generare effetti convergenti, contemporanei e combinati nei diversi domini.
Dette potenzialità troveranno la loro massima espressione se abbinate a una capacità di comprendere con largo anticipo gli obiettivi e le azioni complessive dei nostri potenziali avversari (enhanced strategic anticipation and situational awareness).
In tal senso, si inserisce il progetto di potenziamento delle capacità di Comando e Controllo del Comando Operativo di Vertice Interforze (COVI) mediante il costituendo Joint Operations Center, vero e proprio centro focale del flusso informativo delle operazioni della Difesa. Ciò implica un addestramento più integrato e la valorizzazione delle potenzialità derivanti dall’impiego dell’ambiente sintetico (LVC – Live, Virtual e Constructive).
Tale orientamento andrà potenziato implementando un approccio interforze e interagenzia che concretizzi realistici scenari addestrativi multidominio.
La comunicazione strategica, elemento essenziale della dimensione cognitiva, in particolare nell’attuale società iperconnessa, è una capacità che dovrà essere ulteriormente potenziata e soprattutto meglio compresa.
In tal senso, grazie al marcato progresso tecnologico e attraverso l’espansione delle reti di comunicazione di pubblico accesso, le odierne attività cognitive, assimilabili alla propaganda dello scorso secolo, si sono
evolute e trasformate fino a raggiungere la dimensione, potenzialmente, di un vero e proprio dominio operativo.
L’ambiente cognitivo che vede impiegate le fake news, il controllo dei media, la strumentalizzazione dei social network e la manipolazione informativa, è da considerare a tutti gli effetti un terreno di scontro basato su armi
contemporanee, capaci di condizionare l’opinione pubblica e, in ultima analisi, destinate a influenzare i decisori.
Per affrontare con successo tali sfide, dobbiamo dunque proseguire nel processo di sviluppo secondo tre direttrici principali:
• modernizzazione, cogliendo appieno le opportunità del progresso tecnologico più avanzato;
• efficientamento, mediante l’ottimizzazione dell’impiego delle risorse disponibili (comprese quelle energetiche) e la razionalizzazione delle strutture e delle articolazioni;
• potenziamento, grazie alla capillare integrazione tra le componenti delle Forze Armate che punti a una solida infrastruttura interforze, capace di valorizzare e traguardare il potenziale offerto dall’ambiente multidominio, per l’impiego in ogni contesto operativo, dal combattimento ad alta intensità a operazioni di minore intensità e estesa durata.
A tal scopo, in un orizzonte di medio-lungo periodo, sono necessarie scelte capacitive ispirate ai principi di priorità, di analisi di costo-efficacia, anche accettando e mitigando temporanei gap, guardando al futuro con una chiara e indispensabile visione strategica.
La coerenza tecnologica, trasversale alle componenti ed interna ad esse, sarà necessaria per raggiungere la piena integrazione tra le Forze Armate e nelle Forze Armate, anche in previsione della progressiva introduzione
di tecnologie particolarmente avanzate, essenziali per poter efficacemente transitare a un costrutto operativo multidominio.
Al riguardo, la Difesa dovrà implementare:
- nuove capacità nell’intero spettro delle operazioni, inclusi i domini spaziale e cibernetico;
- sistemi d’arma risolutivi a bassa letalità;
- una difesa antiaerea e antimissile integrata da inquadrare nella più ampia struttura dell’Integrated Air and Missile Defence (IAMD7) della NATO con l’obiettivo di garantire la protezione da tutte le minacce, in costante evoluzione, anche provenienti dallo spazio e dall’aerospazio;
- capacità di contrasto delle emergenti forme di attacco spesso impiegate anche da attori non statuali come, a titolo di esempio, droni armati e loitering munitions;
- moderni strumenti di prevenzione, rilevazione e contrasto della minaccia CBRN e potenziare, parallelamente, le nostre capacità sanitarie;
- strumenti e modalità di azione nella dimensione cognitiva;
- una transizione alla modalità operativa digitale, completando l’aggiornamento tecnologico dei sistemi e l’adeguamento dei processi interni;
- sistemi di propulsione non dipendenti dalle fonti di energia tradizionale.
Dovremo anche approcciare il processo di innovazione tecnologica attraverso l’implementazione di “incubatori” nazionali, in linea con quanto altri Paesi e la NATO stanno sviluppando8. La recente costituzione dell’Ufficio Generale Innovazione Difesa (UGID) rappresenta l’espressione della necessità di disporre di un unico e coerente punto di riferimento per il pensiero innovativo a livello strategico della Difesa.
La nostra attenzione dovrà anche essere rivolta alla sostenibilità e all’impatto dei cambiamenti climatici, sviluppando le iniziative della Green Defence.
A fronte degli obiettivi assunti dalla Comunità Internazionale in tema di riduzione di emissioni climalteranti e di transizione energetica, le Forze Armate dovranno ricercare soluzioni efficienti e sostenibili, per ridurre il
footprint energetico e ambientale, preservando la piena capacità operativa.
In tale contesto si inquadra l’attuazione del Piano per la Strategia Energetica della Difesa (Piano SED) che mira, da un lato, a perseguire gli obiettivi nazionali di sostenibilità, miglioramento dell’efficienza e riduzione delle
emissioni (con positivi riflessi anche sulle spese) e, dall’altro, a incrementare i livelli di sicurezza dell’approvvigionamento energetico9.
4 Telecomunicazioni Satellitari, Osservazione della Terra, Posizionamento-Navigazione-Tempo.
5 Space Situational Awareness.
6 Space Domain Awareness.
7 Che comprende la difesa contro i missili balistici (Ballistic Missile Defence – BMD) e punta a proteggere dalla minaccia missilistica a corto e medio raggio il territorio europeo e le Forze Alleate dislocate nei Teatri Operativi.
8 La NATO sta sviluppando una propria rete di incubatori ed acceleratori attraverso la costituzione del sistema denominato DIANA - Defence Innovation Accelerator for the North Atlantic.
9 Mantenendosi, al contempo, in linea con gli obiettivi fissati dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) per il 2030.