Nell'Enciclopedia Treccani alla voce dedicata alla Famiglia Savorgnan di Brazzà si trova scritto che i Savorgnan, originari della Germania, erano arrivati in Italia intorno al1200 stabilendosi in Friuli. Il primo personaggio storicamente accertato è Rodolfo Cipriani, che nel1235 aveva mutato il suo cognome in Savorgnan derivandolo dall'omonimo castello da lui acquistato
Secondo questo racconto, da tenere nella dovuta considerazione, data l'autorevolezza della fonte, l'origine della famiglia sarebbe da fissarsi nel XIII secolo: esistono, tuttavia, altri documenti dai quali si può desumere un'origine molto più antica risalente addirittura all'impero romano.
Molta è la letteratura disponibile che narra la vita e le vicissitudini legate alla Famiglia, attraverso la quale è possibile ricostruire una storia che ha alle spalle 1700 - 1800 anni di storia e che le consente di essere certamente considerata come una delle più antiche e nobili del nostro Paese.
Il 16 dicembre 1933, con atto del notaio Agostino Balsi, il Conte Ascanio Savorgnan di Brazzà , nipote di Pietro Savorgnan di Brazzà, famoso per le sue attività di esploratore in Africa, già proprietario di numerose residenze in Roma (oggi sede di alcuni enti istituzionali), acquistò dal principe don Urbano Barberini, una parte dei giardini posta nell'area oltre la grande rampa centrale del Palazzo, al fine di edificare su questa una palazzina di famiglia.
L’edificio, che possiamo definire neoclassico, si presenta nei suoi 40.5 vani catastali e 32 mq di locali al piano terreno come uno tra i più signorili esempi di edilizia civile di epoca fascista. Articolato in quattro piani presenta un interno finemente rifinito con portali in marmo e semplici stucchi che contribuiscono a renderlo una dimora storica elegante e prestigiosa.
La villa, mediante un escamotage architettonico venne ad allacciarsi, tramite un corridoio e la cosiddetta "Galleria vetrata", alle ex antiche scuderie Barberini, anch' esse divenute proprietà dei Savorgnan di Brazzà.
La Villa ed i suoi annessi, alla morte del Conte Savorgnan, prima, e della consorte, poi, venne donata all'ospedale civile di Udine.
Quest'ultimo, a sua volta, tentò di vendere la proprietà ad un acquirente privato ma lo Stato, con atto del 25 maggio 1972, esercitò il diritto di prelazione.
Nel 2006, in seguito al protocollo d'intesa tra il Ministero per i Beni Culturali e quello della Difesa, la Villa Savorgnan di Brazzà divenne sede del Circolo Ufficiali delle Forze Armate d'Italia.
L'interno della Villa ospita nell'ala dei servizi, al piano terra, le cucine e parte degli impianti tecnologici, mentre ai piani superiori uffici e servizi.
Nell'ala di rappresentanza sono presenti, al piano terra, una doppia sala arredata con una libreria, realizzata dal Maestro falegname del Circolo, signor Mastrodonato, e che funge da biblioteca, da sala lettura e da sala Tv. Al primo piano vi sono il bar e due sale ristorante con un patio pizzeria; al secondo piano è la più ampia sala "degli angeli" compartimentabile all'occasione in altre due, con una saletta attigua "del caminetto", a disposizione per lo svolgimento delle attività di rappresentanza dei soci e, infine, all'ultimo piano vi è il cosiddetto "chiostrino", un’ampia sala che affaccia da un lato su di un patio semicoperto e da un altro su una terrazza scoperta, dalla quale si può godere di una meravigliosa vista panoramica su Palazzo Barberini, sui suoi giardini privati e su Roma intera, cupola di San Pietro inclusa.
Il progetto di adeguamento ha tenuto conto non solo delle strutture da recuperare ma anche dell'ingente patrimonio, fortunatamente rimasto sempre intatto, rappresentato dai beni del Circolo, quali mobili, tappeti, lampadari ed arredi vari.
Numerosi sono infatti i pezzi di gran pregio di proprietà del Circolo che, ricollocati ora nei nuovi locali, prima ornavano gli ambienti di Palazzo Barberini e che vanno dalla ricchissima dotazione dei servizi in argento della mensa al lampadario di Murano a sedici bracci, dai tappeti alle nobilissime tappezzerie, nascondendo delle vere e proprie preziosità come il servizio di ceramica inglese, della fabbrica William Ridgeway and Co. di Londra, donato, secondo la tradizione, da Sua Maestà la Regina d'Inghilterra al "Circolo degli Ufficiali di Terra e di Mare", quando era ancora nella sede in via del Vaccaro.
Il Circolo presentaanche una vasta serie di preziose opere pittoriche di pezzi di arredamento di notevole pregio, nonchè una collezione di oltre 4.500 volumi di proprietà del Circolo Ufficiali, presenti nelòla Biblioteca, dove si conserva anche una delle due copie originali esistenti in Italia delle "Corrispondenze di Napoleone" (l'altra è nella Biblioteca del Vaticano).