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5 novembre 2008 - 

Intervento del Presidente del Centro Alti Studi per la Difesa Amm. di Sq. Marcantonio Trevisani in occasione della cerimonia di apertura dell'A.A. 2008/2009

Signor Sottosegretario, Autorità, signore e signori, a nome di tutto il personale e dei 236 corsisti del Centro Alti Studi per la Difesa, porgo a tutti il più caloroso benvenuto e un sincero e vivo ringraziamento per essere qui, a Palazzo Salviati per questa tradizionale cerimonia di apertura dell'Anno Accademico.
In particolare siamo grati per la sua presenza al Signor Sottosegretario alla Difesa, on. Guido Crosetto. La sua presenza testimonia l’attenzione e la fiducia dell’Autorità politica per questo Centro.
Un sentito ringraziamento al Capo di Stato Maggiore della Difesa, Generale Vincenzo Camporini, la cui fermezza nell’azione di comando ed il costante sostegno offerto, permettono a questo Centro di operare in una solida cornice .
A tutti i suoi collaboratori, agli Stati Maggiori di Forza Armata e ai Comandi Generali un sentito ringraziamento per la collaborazione che hanno dato al CASD.
Infine, saluto i signori ambasciatori, gli onorevoli parlamentari, i rappresentanti degli organi di informazione e tutti i graditi ospiti, intervenuti a manifestarci stima e amicizia.
La varietà e l'autorevolezza di questa platea attestano fuori da ogni dubbio che questo Centro, oltre ad essere patrimonio di tutto il mondo militare, rappresenta una delle più importanti vie di comunicazione fra società militare e società civile.
Allo stesso tempo, infatti, il mondo accademico, la diplomazia, le amministrazioni civili dello stato, l'industria hanno conseguito la consapevolezza di quanto importante sia una collaborazione informata ed efficace con il mondo militare, che è strumento legittimo ed irrinunciabile di ogni democrazia.
Questa mia forte convinzione sarà la via maestra che dovranno seguire i 132 Ufficiali italiani frequentatori dell’11° corso Superiore di Stato Maggiore, per i 29 Ufficiali - provenienti da Paesi alleati ed amici - e per i 9 giovani laureati, frequentatori del master universitario in "studi internazionali strategico militari".
Essi, dallo scorso mese di settembre, hanno iniziato un programma molto impegnativo, a volte forse arduo, ma fondamentale per potenziare la consapevolezza del loro ruolo di autorevoli membri della futura classe dirigente militare e civile.
Essi, in particolare, dovranno diventare veri e propri agenti della trasformazione che ha caratterizzato e caratterizzerà ancor più in futuro le nostre Forze Armate.
In tale cruciale attività l’Istituto Superiore di Stato Maggiore Interforze (ISSMI) si giova di una formula moderna, avanzata ed assolutamente equilibrata, che vede un ottimale bilanciamento tra le discipline militari e professionali, necessarie per la pianificazione e condotta interforze delle missioni militari tradizionali e, dall’altro, gli insegnamenti accademici, forniti dall’università, indispensabili per comprendere e padroneggiare i complessi parametri che stanno alla base delle attuali e future missioni di prevenzione dei conflitti e di stabilizzazione dei paesi a rischio.
Per realizzare tale formula, l’ISSMI si avvale del link ormai consolidato con le due università, la Statale di Milano e la libera università degli studi sociali “Guido Carli” di Roma, alle quali va tutto il nostro apprezzamento per il competente ed assiduo contributo alle attività formative e alla possibilità di conferire ai frequentatori militari il master in “Studi Internazionali Strategico-Militari”. Inoltre la presenza nel corso di laureati civili delle due università offre opportunità uniche di scambio di idee ed opinioni, realizzando, anche se ancora in via embrionale, quella collaborazione civile-militare, così tanto necessaria sul campo.
Un indirizzo formativo “interagency”, viene realizzato nel corso di cooperazione civile-militare e nel corso per consigliere giuridico, entrambi a favore sia della difesa che delle altre componenti della pubblica amministrazione.
Presso questo Centro, vengono anche affinate le competenze di chi è già dirigente e si prepara ad assumere incarichi di primo piano nell'Amministrazione della Difesa e in altre amministrazioni dello stato, attraverso l’attività formativa dell’Istituto Alti Studi della Difesa (IASD).
La 60^ sessione ordinaria e l’8^ sessione speciale dell’Istituto hanno avuto inizio il 27 ottobre scorso, registrando un deciso innalzamento del numero dei partecipanti, la cui entità complessiva è pari a 66 unità, comprendenti sia frequentatori nazionali che esteri. Preziosa è in questo ambito la presenza di 21 tra dirigenti e professionisti appartenenti a diversi settori della società civile.
Mi corre l’obbligo, signor Sottogretario, di evidenziare che, nell’ambito della sessione speciale, per la prima volta partecipano un rappresentante del mondo politico – un Senatore della Repubblica – e un rappresentante estero di un paese amico. L’iniziativa è ormai consolidata e i risultati testimoniano che, nell’ambito della promozione della cultura e dell’alta formazione, la sinergia tra il mondo militare e quello civile è diventata assolutamente irreversibile, ancor più quando si affrontano temi fondamentali come quelli della sicurezza e della difesa visti nella loro globalità.
Le esperienze condivise in tale ambito sono il germe di possibili cooperazioni fra universo militare e il mondo rappresentato dalle istituzioni, dall'impresa, dai media e quello accademico in senso lato.
In merito a quest’ultimo campo è stata recentemente sottoscritta una convenzione con l’università degli studi di Perugia, che porta al riconoscimento, al termine del ciclo di studi della sessione ordinaria, del master di II livello in “International Security Advanced Studies”.
Nel corso dell’Anno Accademico, che ci accingiamo a inaugurare, saranno sviluppati seminari di grande interesse che esploreranno il tema della sicurezza declinato attraverso innumerevoli significati e profili.
A fattor comune degli Istituti vorrei porre l’attenzione sulla loro dimensione internazionale.
In primo luogo il crescente numero di frequentatori provenienti da paesi amici ed alleati offre un’opportunità unica per sviluppare la capacità di lavoro in contesti multinazionali e multiculturali.
In secondo luogo vengono realizzate collaborazioni con istituti e centri di studio, tra i quali il Nato Defence College di Roma, il George C. Marshall European Center for Security Studies di Garmish e l’Istituto Internazionale di Diritto Umanitario di Sanremo.
A maggio 2009 saranno ospitati, qui a Palazzo Salviati, gli annuali colloqui quadrilaterali (in questa edizione allargati ai paesi del dialogo 5+5) con gli Istituti di Alti Studi per la Difesa di Francia, Portogallo, Spagna e Italia, e la Combined Joint European Exercise tra gli istituti di stato maggiore interforze di Francia, Germania, Spagna, Regno Unito e Italia.
Infine, desidero sottolineare l’impegno di entrambi gli istituti nella realizzazione delle attività formative dell’European Security and Defence College, nel cui ambito si è appena concluso a Palazzo Salviati un importante seminario per alti dirigenti e decision makers e nel prossimo mese di marzo si svolgerà un modulo didattico sulle crisis management operations.
Questo fiorire di iniziative e nuovi impegni, se da un lato comporta uno sforzo organizzativo crescente, dall’altro rappresenta una naturale ed inarrestabile evoluzione del modello formativo della difesa e delle attività che lo caratterizzano.
La formazione, infatti, vive la realtà politico-strategica ed operativa, che vediamo trasformarsi giorno per giorno. Riscontriamo sempre più frequentemente l’esigenza di dialogare con le componenti che operano sul terreno e lo sviluppo dottrinale non e’ completo se non viene coinvolta la componente formativa, che deve tradurre concetti e prassi in insegnamenti al personale a tutti i livelli.
Il processo formativo deve, in particolare, rispondere ad una esigenza di armonizzazione e ottimizzazione sempre più importante ed urgente, perché le competenze del personale, nel tempo, hanno assunto una complessità senza uguali, tanto a livello di singola specializzazione, che di arma, di Forza Armata, di Comandi e Stati Maggiori Interforze ed Internazionali.
Tutto questo avviene in situazione di risorse sempre più contenute e strettamente misurate. Dobbiamo affrontare concretamente, giorno per giorno, la sfida che posso sintetizzare nella nota espressione “operating while transforming”.
Tutto questo non può trovare concreta attuazione senza un cambio di mentalità. Non si tratta di rinnegare esperienze passate o di rinunciare a quanto di positivo i nostri predecessori o addirittura noi stessi abbiamo realizzato fino ad ora.
Al contrario, si tratta di sfruttare tutte le esperienze passate, valorizzarle nei loro contenuti profondi e dare slancio e dinamismo all’intero sistema formativo.
La cultura dell’interoperabilià e della sinergia si pone come componente intrinseca, e non alternativa, alla preparazione professionale specifica di ogni forza armata.
Nel rispondere a questa sfida, il CASD si pone come elemento facilitatore e promotore di un processo evolutivo proiettato verso il futuro. Esso e’ a disposizione dello strumento militare per contribuire alla sua trasformazione, a sostegno delle Forze Armate e non come elemento estraneo ad esse.
Nel CASD infatti le Forze Armate hanno piena rappresentatività, tanto a livello decisionale, quanto a livello degli staff didattici. Sarà pertanto offerto sostegno concettuale e organizzativo al processo evolutivo della formazione già avviato e saranno definite iniziative e proposte tese a rafforzare il networking con le componenti formative delle singole Forze Armate.
In questo quadro complesso e articolato, il CASD dispone di uno strumento fondamentale di visione a medio-lungo termine: il Centro Militare di Studi Strategici.
Operante da poco più di venti anni, il CeMiSS si è già stabilmente inserito nel più prestigioso network di centri di ricerca, in Italia e all’estero, consentendo all’Amministrazione della Difesa di interfacciarsi agevolmente con altri dicasteri e con altre nazioni in tema di definizione di linee programmatiche a lungo termine.
tra le iniziative più importanti vorrei citare:
- il contributo alle attività del gruppo di riflessione strategica, operante da un anno in seno al ministero degli affari esteri, ed inserito nel progetto “rapporto 2020. Le scelte di politica estera”.
- la redazione di studi sui trend regionali del “futuro a trent’anni”, che hanno di recente costituito la base scientifica per l’organizzazione, di concerto con il comando NATO per la trasformazione di norfolk, di un workshop dedicato al “multiple futures project”, incentrato sulle innovazioni nel campo della sicurezza e della difesa.
- il supporto offerto alla costituzione di un centro studi strategici comune ai paesi membri dell’iniziativa 5+5, da allocarsi a Tunisi e cui stiamo fornendo expertise, sia nel campo organizzativo, sia in tema di pubblicazioni e ricerche.
Infine, un cenno sull’osservatorio per la sicurezza nazionale (OSN), il cui progetto e’ teso alla creazione di sinergie e alla condivisione di obiettivi, valorizzando la multidisciplinarietà e la cross-fertilization delle competenze dei vari settori interessati alla Homeland Security.
Siamo consapevoli che tutto ciò è una prova della grande fiducia accordataci dal signor Ministro e dal Capo di SM della Difesa, sui quali confidiamo per gli indispensabili indirizzi strategici e per il sostegno dei progetti di sviluppo strutturale e infrastrutturale che devono necessariamente accompagnare l'inarrestabile crescita quantitativa e qualitativa delle attività di questo centro.
Con questi sentimenti, signor Sottosegretario, cedo ora la parola al Capo di Stato Maggiore della Difesa, Generale Vincenzo Camporini, per l'apertura ufficiale dell'Anno Accademico 2008-2009.

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