Note di redazione
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Indice
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Parte Prima
Osservatorio Strategico
Euro/Atlantica (USA-NATO-Partners)
Gli Stati Uniti verso le elezioni presidenziali del 2020
La ripresa, dopo la pausa estiva, della campagna per le elezioni presidenziali statunitensi del 2020 offre una buona occasione per fare il punto su un processo che – qualunque siano le sue conclusioni -- avrà ricadute importanti sul rapporto transatlantico. Data per scontata la candidatura a un secondo mandato del Presidente uscente, Donald Trump, la lotta si è svolta sinora soprattutto nel campo democratico. Qui, l’ex vicepresidente Joe Biden, esponente della corrente mainstraem del partito, guida i sondaggi con un rassicurante margine di vantaggio sui suoi sfidanti “di sinistra”, Bernie Sanders ed Elizabeth Warren. I punti di forza di Biden (la postura centrista e la continuità con quella che è stata, fino a oggi, l’esperienza governativa del Partito democratico) rischiano però di rappresentare – come è stato nel caso di Hillary Clinton nel 2016 -- altrettanti punti di debolezza nel confronto con i suoi avversari diretti. Apertamente critico circa le scelte trumpiane, Biden è forse, da un punto di vista europeo, l’opzione migliore, anche alla luce delle incognite che circondano le scelte di politica estera dei suoi rivali e le potenziali criticità emerse riguardo ai punti già noti. Vi è, infine, il tema dell’atteggiamento che terrà la Casa Bianca. Nonostante indici di approvazione non particolarmente alti, i buoni risultati in campo economico potrebbero, infatti, favorire Donald Trump nella corsa alla riconferma, a meno che i segnali di difficoltà d questi mesi non si consolidino. Molto dipenderà, comunque, da come il Presidente sceglierà di impostare una campagna la cui maggiore difficoltà sarà quella di trasmettere all’elettorato il senso del ruolo dal lui svolto nel conseguire i risultati che gli Stati Uniti hanno ottenuto negli ultimi quattro anni.
di Gianluca Pastori
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Iniziative di Difesa Europee e sviluppo tecnologico
A che punto è la Brexit
Il primo ministro del Regno Unito, Boris Johnson, ha chiesto e ottenuto una sospensione dei lavori parlamentari per 5 settimane a partire dal 9 settembre. Al Consiglio Europeo del 17-18 ottobre 2019, salvo modifiche, dovrebbe essere discussa la Brexit in vista dell’approssimarsi della dalla data ufficiale prevista per la sua ufficializzazione. Per cui, il Parlamento britannico avrà circa 10 giorni per discutere e ratificare un eventuale nuovo accordo approvato dal Consiglio, ovvero in caso contrario non potrà scongiurare l’eventualità di evitare un “No Deal” allo scadere del 31 ottobre. Il proposito del primo ministro è comunque di ottenere un nuovo accordo con l’UE rispetto al Withdrawal Agreement del 14 novembre 2018, che è stato rigettato per tre volte con voto dal Parlamento britannico (il 15 gennaio e il 12 e 29 marzo 2019). Il nuovo accordo dovrebbe risolvere la questione del backstop al confine irlandese.
di Claudio Catalano
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Balcani e Mar Nero
L’esplosione della rotta migratoria balcanica ed il caso della Bosnia Erzegovina
Nel 2019 la rotta migratoria che transita attraverso i Balcani Occidentali è divenuta la prima via di ingresso illegale in Europa. Con la chiusura e la recinzione di molte frontiere sono decine di migliaia i migranti che, passati dalla Turchia alla Grecia, rimangono intrappolati in vari Paesi della regione balcanica. Tra di essi la Bosnia Erzegovina appare ricoprire un ruolo chiave.
di Paolo Quercia
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Mashreq, Gran Maghreb. Egitto ed Israele
L’interesse strategico della Turchia in Libia: l’attivismo militare a sostegno degli islamisti
L’aeroporto di Misurata, all’interno del quale si trova anche la base della missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia (MIASIT), è stata più volte bombardata dai droni a supporto del Libyan National Army guidato dal Generale Khalifa Haftar. Attacchi aerei che si sono concentrati su obiettivi militari riconducibili alla Turchia, attivamente impegnata a supporto del Governo di Accordo Nazionale di Fajez al-Serraj, e che pongono in evidenza gli effetti della war by proxy in corso in Libia.
di Claudio Bertolotti
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Sahel e Africa Subsahariana
Il divario infrastrutturale sarà la sfida dei prossimi decenni per l’Africa sub-sahariana
Il divario infrastrutturale accumulato dall’Africa ha messo il continente su un piano di debolezza rispetto al resto del mondo. Il deficit più elevato si registra in Africa sub-sahariana, dove determina un forte impatto in negativo sulla competitività delle imprese locali e la qualità di vita degli abitanti della macroregione. Un gap da colmare nel più breve tempo possibile per accelerare la crescita economica e aumentare il reddito pro capite a sud del Sahara.
di Marco Cochi
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Golfo Persico
Iraq: il governo fragile, la ricostruzione difficile e il ritorno dello Stato Islamico
L'Iraq è in una fase critica che necessita il rafforzamento delle istituzioni statali per accelerare l'attuazione del suo programma per il periodo 2018-2022. Il primo ministro Adil Abdul-Mahdi sta facendo grandi sforzi per il miglioramento dei servizi di base, la ricostruzione, lo sviluppo economico e per combattere la corruzione attraverso il lancio di una strategia nazionale anticorruzione al fine di rilanciare la fiducia della popolazione stremata da anni di conflitti. Alcuni passi positivi sono stati fatti nelle relazioni Baghdad-Erbil, ma diverse questioni di fondo rimangono irrisolte. Nonostante la sconfitta territoriale, lo Stato Islamico continua a colpire la popolazione e a minacciare l’autorità centrale. Inoltre, Baghdad si trova suo malgrado al centro dello scontro tra Washington e Teheran sia per la sua posizione strategica che per la maggioranza della popolazione sciita.
di Francesca Citossi
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Corno d’Africa e Africa Meridionale
I teatri di crisi in Etiopia
L’osservatorio analizza l’evoluzione della situazione politica in Etiopia nell’estate del 2019. Le tensioni tra I partiti di governo Oromo e Amhara si accompagnano ad una recrudescenza dei conflitti istituzionali sull’asse centro-periferia nel Nord e nel Sud del Paese.
di Luca Puddu
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Russia, Asia centrale e Caucaso
Le complesse relazioni tra Russia e Turchia
La normalizzazione delle relazioni russo-turche ha raggiunto una nuova dimensione da quando Ankara ha stipulato con Mosca il contratto per la fornitura del sistema missilistico S-400. Dopo l’abbattimento turco di un caccia russo nello spazio aereo siriano (2015), i rapporti bilaterali si erano deteriorati, per tornare lentamente a riprendere vigore durante gli anni successivi. Il fallito golpe contro Erdogan, il contesto internazionale e la guerra civile siriana hanno fornito a Russia e Turchia degli elementi utili a rafforzare i legami.
di Alessio Stilo
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Asia Meridionale e Orientale
Il Kashmir perde l’autonomia: retroscena e obiettivi
Il 5 agosto, il governo di Narendra Modi ha deciso di revocare lo statuto speciale al Kashmir, l’unico stato indiano a maggioranza musulmana che si trova nelle vallate dell’Himalaya. L’obiettivo del leader del BJP sembra essere quello di eliminare tutte le barriere possibili alla trasformazione del Kashmir in uno stato più indù che musulmano, e per questo motivo il Pakistan si è opposto e sta cercando di appoggiarsi alla comunità internazionale per evitare che l’azione di Modi crei un pericoloso precedente nella regione.
di Claudia Astarita
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Pacifico
Il Forum delle Isole del Pacifico: l'Australia tra questione climatica e l'espansionismo cinese
Nel corso del cinquantesimo summit annuale tra le nazioni del Pacifico - noto come Forum delle Isole del Pacifico (FIP) - tenutosi a Tuvalu dal 13 al 16 agosto, sono pubblicamente emerse delle divergenze che contrappongono l'Australia e il resto delle isole del Pacifico sulla questione ambientale e sull'influenza della Cina, destinate ad incidere sul quadro tradizionale delle alleanze e ad avere profonde implicazioni geopolitiche e strategiche nella regione del Pacifico meridionale. Infatti, il limitato impegno - da parte del governo di Canberra – sul fronte della limitazione delle emissioni per combattere il cambiamento climatico, percepito come una minaccia esistenziale dalle Isole del Pacifico, rischia di indebolire la strategia regionale australiana “Pacific step-up”, concepita per contenere l'influenza cinese e rafforzare la cooperazione con gli stati del Pacifico meridionale.
di Fabio Indeo
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Parte Seconda
Il rafforzamento dello strumento militare di molte nazioni in termini qualitativi e quantitativi.Un punto di situazione
Euro/Atlantica (USA-NATO-Partners)
di Gianluca Pastori
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Iniziative di Difesa Europee e sviluppo tecnologico
di Claudio Catalano
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Balcani e Mar Nero
di Paolo Quercia
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Mashreq, Gran Maghreb. Egitto ed Israele
di Claudio Bertolotti
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Sahel e Africa Sub-Sahariana
di Marco Cochi
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Golfo Persico
di Francesca Citossi
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Corno d’Africa e Africa Meridionale
di Luca Puddu
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Russia, Asia centrale e Caucaso
di Alessio Stilo
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Asia Meridionale e Orientale
di Claudia Astarita
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Pacifico
di Fabio Indeo
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Parte Terza
Sotto la lente
La BRI come strumento di espansione geopolitica cinese
La Belt and Road Initiative rappresenta il principale progetto di potenziamento in campo internazionale della Cina voluto dal presidente Xi Jinping. Tramite un’analisi delle aree di investimento seguite dall’Iniziativa, si evince la necessità della Cina di collegarsi alle reti del commercio internazionale e di rifornimento degli idrocarburi, evitando gli stretti di Sunda, Malacca e Lombok, controllati dagli USA.
Valutando la BRI come un progetto non limitato alla sola sfera economica, il superamento del blocco geopolitico imposto dagli stretti garantirebbe alla Cina le risorse necessarie per potenziare il proprio strumento militare e dunque la sua posizione strategica.
di Marco Battaglia
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Radicalizzazione jihadista in Europa. Indagine sul "tempo di attivazione" degli individui radicalizzati
Nel corso degli ultimi anni, si è registrato un notevole aumento nel numero di europei che hanno abbracciato l'ideologia violenta del Jihad. In seguito alla radicalizzazione, tali individui rappresentano una minaccia significativa per la sicurezza dei Paesi europei; minaccia che è esacerbata dalle difficoltà nel prevedere il momento in cui l’adesione all’ideologia verrà trasposta in azioni violente.
Lo scopo principale di questa analisi è quello di indagare sul "tempo di attivazione" degli individui radicalizzati, al fine di raggiungere una migliore comprensione dell’intervallo che intercorre tra l'inizio del processo di radicalizzazione e il compimento di un'azione violenta. Attraverso un'analisi quantitativa basata su 46 individui radicalizzati, che hanno eseguito attacchi in Europa nel periodo 2014-2017, è stato possibile affrontare tale questione in maniera innovativa, individuando anche consistenti differenze a seconda del tipo di processo di radicalizzazione seguito.
di Francesco Pettinari
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Lista degli acronimi
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