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Verso il 2 giugno: 2 giugno 1946 nasce la Repubblica

Roma 27 maggio 2022



Nuova tappa del nostro cammino “Verso il 2 giugno”. Quest’anno l’Italia celebra il 76° anniversario della Festa della Repubblica. Nell’approfondimento di oggi vi raccontiamo il 2 giugno 1946, quando gli Italiani sceglievano la Repubblica

Approfondimenti
Vai all'area dedicata al 2 giugno 2022 Verso il 2 giugno: il Tricolore Verso il 2 giugno: la sfilata su Via dei Fori Imperiali
Per la prima volta votavano anche le donne, saranno circa 13 milioni a votare per il referendum Roma, maggio 1946: arrivano al Viminale le prime casse di schede elettorali Il simbolo della Repubblica approvato per la scheda del referenfum Una delle tante manifestazioni di piazza in favore della Repubblica La scheda per il referendum sulla forma istituzionale dello Stato Per la prima volta votavano anche le donne 5 giugno 1946: il Ministro dell'Interno Romita annuncia il risultato del referendum L'Italia è Repubblica A Montecitorio viene proclamata la Repubblica. E' il 25 giugno 1946 Una ragazza festeggia in piazza la proclamazione della Repubblica italiana Il primo luglio il Presidente De Nicola presta giuramento a Montecitorio Enrico De Nicola, Presidente della Repubblica fino al maggio 1948 Roma, 27 dicembre 1948: il Presidente De Nicola firma la Costituzione della Repubblica italiana Originale della Costituzione della Repubblica italiana Il DL del Presidente della Repubblica 5 maggio n.535 che approva il nuovo emblema dello Stato Originale del nuovo emblema dello Stato allegato al Decreto di approvazione Una scena di vita quotidiana nell'Italia del dopoguerra
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​Il 2 giugno 2022 ricorre il 76° anniversario della Repubblica Italiana.

Il 2 giugno 1946 si svolse, infatti, il referendum sulla forma istituzionale dello Stato, che con il voto popolare condusse alla nascita della Repubblica e alla elezione di un’Assemblea Costituente, a conclusione di un complesso periodo di transizione segnato dalle azioni di movimenti e partiti antifascisti e dall’avanzata degli alleati in un Paese diviso e devastato dalla guerra.

Gli italiani, e per la prima volta le italiane, convocati alle urne per scegliere tra Repubblica e Monarchia e per eleggere i deputati dell’Assemblea Costituente cui spetterà il compito di redigere la nuova carta costituzionale, furono chiamati a cooperare alla fondazione di una idea di cittadinanza repubblicana che trovò nella Costituzione una delle massime espressioni.

Esaurito il ventennio di dittatura fascista, per la prima volta la società italiana viveva l’esperienza di libere elezioni a suffragio universale maschile e femminile, seppure in un Paese allora ancora profondamente diviso sulla questione istituzionale.

Esisteva una spaccatura profonda, fortemente disegnata su basi geografiche, tra il Nord a maggioranza repubblicana ed il Sud a maggioranza monarchica, nonostante che gli eventi dell’ultimo ventennio - ed in particolare la sconfitta, il proclama di armistizio reso noto l’8 settembre 1943 dal Capo del Governo Pietro Badoglio, la fuga dalla Capitale dei vertici militari, dello stesso Badoglio, del Re Vittorio Emanuele III e di suo figlio Umberto, lo stato delle Forze armate italiane lasciate allo sbando, la guerra civile che divideva l’Italia - avessero oramai reso improrogabile la scelta di una profonda cesura con il passato.

La questione istituzionale emergeva con forza e imponeva l’esigenza di superare drasticamente un modello politico-culturale che affidava alla continuità dinastica della monarchia sabauda la tutela ed il mantenimento dei valori nazionali più tradizionali e conservatori.

Il 9 maggio 1946 il re Vittorio Emanuele III (cui si imputava la responsabilità di avere consentito l’irrompere del fascismo) abdicò in favore del figlio Umberto, già nominato Luogotenente nel giugno 1944. Una decisione rivelatasi sin dal suo nascere tardiva e assolutamente inadeguata rispetto alle aspettative dei partiti aderenti al Comitato di Liberazione Nazionale.

Fu questo il periodo in cui un anelito di libertà e progresso si andarono diffondendo in Italia. Cancellate le “leggi fascistissime” - che avevano consentito la liquidazione di tutti i partiti all’infuori di quello fascista, lo scioglimento dei sindacati socialisti e cattolici, la soppressione della libertà di stampa, fino alla trasformazione di fatto dell’ordinamento giuridico del Regno d’Italia in uno stato autoritario -, risorsero le organizzazioni politiche e sindacali, i giornali si moltiplicarono con la creazione di nuove testate, le associazioni culturali ripresero vita.

L’affluenza al voto fu altissima.

Nel 1946 gli aventi diritto al voto erano 28 milioni (28.005.449), i votanti furono quasi 25 milioni (24.946.878), pari all’89,08%. I voti validi 23.437.143, di questi 12.718.641 (pari al 54,27%) si espressero a favore della Repubblica, 10.718.502 (pari al 45,73%) a favore della Monarchia.

I giornali, e il dato è confermato dai risultati diramati dal Ministero dell’Interno, registravano un’affluenza alle urne che di provincia in provincia variava dal 75% al 90% degli aventi diritto.

Nella realtà, guardando alla concretezza dei numeri, la frattura dell’elettorato sulla questione istituzionale fu radicale. Le ragioni furono certamente fondate sulle incognite politiche e socio-economiche che la scelta repubblicana per molti rappresentava, ma anche legate alle disparità con cui la dura esperienza della guerra aveva toccato le diverse zone del Paese e i diversi strati della popolazione, oltre che dettate dal radicamento di una istituzione comunque identificata da molti con la propria idea di nazione.

Il passaggio dalla monarchia alla Repubblica avvenne in un clima di tensione, tra polemiche sulla regolarità del referendum, accuse di brogli, polemiche sulla stampa, ricorsi e reclami.

In virtù dei risultati ed esaurita la valutazione dei ricorsi, il 18 giugno 1946 la Corte di Cassazione proclamò in modo ufficiale la nascita della Repubblica Italiana.

L’Italia cessava di essere una monarchia e diventava una Repubblica.

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