Il contributo nazionale fissato dalla Legge 225/2016, autorizzava per tutto l'anno 2017, un volume massimo di 300 militari e 103 mezzi terrestri.
L’operazione era così articolata: una componente sanitaria (ospedale da campo), una componente di comando/ controllo e funzionamento logistica ed una unità per la protezione di tutte le componenti della struttura ospedaliera.
Il personale, interforze, era costituito da assetti sanitari specializzati nel trattamento dei feriti di guerra, in particolare nella chirurgia d’urgenza, vascolare, maxillo facciale, ortopedica e neurochirurgia, oltre che dagli addetti in comunicazioni, comando e controllo, logistica e da quelli destinati alla protezione della forza. Il personale sanitario, le strutture e gli equipaggiamenti provenivano da enti e reparti dell’Esercito e Aeronautica tra cui il Policlinico del Celio, enti sanitari territoriali e dell’area operativa.
Un team medico militare italiano, inoltre, forniva coordinamento, consulenza e addestramento ai colleghi medici libici.
L’ospedale da campo, definito tecnicamente ROLE 2, aveva capacità di 50 posti letto circa e reparti di pronto soccorso, terapia intensiva, radiologia, laboratorio di analisi ecc. Il tutto con relative equipe mediche specializzate.
Il dispositivo posto in atto aveva anche una capacità di trasporto medico di urgenza (Strategical Aeromedical Evacuation – STRATEVAC) dall’area di operazioni al territorio nazionale, con l'eventuale rischieramento sull’aeroporto di Misurata di un velivolo C-27J dell’Aeronautica Militare.