Il nome deriva da Vittorio Emanuele II, il primo re d'Italia. Alla sua morte, nel 1878, fu deciso di innalzare un monumento che celebrasse il Padre della Patria e con lui l'intera stagione risorgimentale.
La storia del monumento iniziò nel 1878 quando, alla morte del re Vittorio Emanuele II, con una legge del 16 maggio, la n. 115, venne deciso: "Sarà eretto in Roma un monumento nazionale alla memoria di Re Vittorio Emanuele, liberatore della patria, fondatore della sua unità". Fu bandito un concorso per la sua progettazione; gli elementi principali del programma erano: "Il monumento sorgerà sull'altura settentrionale del Colle Capitolino, sul prolungamento dell'asse del Corso, ed in prospetto ad esso (…) sarà composto dalle seguenti parti: a) la statua equestre in bronzo di Vittorio Emanuele II (…); b) un fondo architettonico (…); c) le scale, che saliranno alla nuova spianata del monumento. (…) I concorrenti dovranno (…) rammentare con l'arte (…) gli uomini e gli avvenimenti che, sempre in relazione a Vittorio Emanuele, Padre della Patria, meglio cooperarono alla indipendenza e libertà nazionale".
Una Commissione stabilì di escludere qualsiasi concetto di "Pantheon, vasto sacrario, destinato ad accogliere quanti precorsero col pensiero, aiutarono col braccio e suggellarono col sangue la fede che vinse con Vittorio Emanuele" e di dedicare il monumento alla sola memoria del Re, che "non fu il primo, ma il solo, non fu la parte ma il tutto". Furono presentati duecentonovantatre progetti che, date le diversità d'impostazione e di collocazione, risultarono ben difficilmente paragonabili. Si andava infatti da progetti relativamente semplici di statue equestri, o di colonne, a idee come quella del Corinti, che determinava, attraverso una grande torre presso Porta Maggiore ed un asse fino all'Esedra, la forma della nuova Roma sui colli.
Fu indetto pertanto un secondo bando e, dal successivo ballottaggio tra i primi tre progetti, risultò nel 1885 vincitore Giuseppe Sacconi, un giovane architetto marchigiano. L'area scelta per la costruzione (inizialmente pensata a Piazza Esedra) fu Piazza Venezia, a ridosso del Campidoglio, perciò a partire dal 1885 si demolì metà del Colle Capitolino; scomparvero via Della Pedacchia, via Di Testa Spaccata, via Della Ripresa Dei Berberi, e monumenti come la Torre di Paolo III che metteva in comunicazione Palazzo S. Marco (sede papale) con il Campidoglio. Il complesso monumentale, completato soltanto nel 1935, venne precedentemente inaugurato da Vittorio Emanuele III il 4 giugno 1911, in occasione dell'Esposizione Internazionale che celebrava il cinquantenario dell'Unità d'Italia. Dal 1921 una parte del Vittoriano fu trasformata in Monumento al Milite Ignoto, accogliendo in una cripta, nel nucleo centrale, le spoglie di un soldato morto durante la prima guerra mondiale.
La cerimonia ed il trasporto delle spoglie da Aquileia a Roma avvennero fra ali di folla in attesa, stazione dopo stazione: "Fu la più grande manifestazione patriottica corale che l'Italia unitaria abbia mai visto", spiega lo storico Bruno Tobia, sottolineando che anche socialisti e comunisti (ufficialmente contrari alle celebrazioni) "portarono il loro ossequio al fratello caduto, al proletario straziato da altri proletari". Con l'occasione, il Vittoriano riuscì a farsi identificare come "tempio laico della nazione". La qualità simbolica appena riconquistata dal monumento, tuttavia, venne subito sovrastata dalla retorica del fascismo che lo trasformò in palcoscenico di regime.
Architettonicamente, il tentativo del Vittoriano, grande monumento all'Unità, era stato quello di fondare lo "stile nazionale". Alla base della scalea in facciata ci sono gruppi di sculture di bronzo dorato, raffiguranti il Pensiero e l'Azione, di antica ispirazione mazziniana. A metà della scalea sono posti "due leoni" e alla sommità due "Vittorie Alate" su rostri. Sui lati esterni ci sono due grandi fontane con le figure del mare Tirreno e Adriatico. In questo modo, il monumento simbolo dell'Italia ha sui fianchi, come la penisola stessa, i due mari maggiori. Quindi, sulle terrazze sopra le fontane, altri quattro gruppi scultorei in marmo, simbolo delle virtù che rendono salda una nazione: la Forza, la Concordia, il Sacrificio e il Diritto. Al sommo della scalea è l'Altare della Patria, ornato da una grande statua della personificazione di "Roma", a significare come negli ideali del Risorgimento non si potesse immaginare l'Italia unita senza Roma capitale. Verso Roma convergono maestosi altorilievi raffiguranti i cortei del Lavoro e dell'Amor di Patria che rendono la nazione operosa.
All'interno di questo sacello è stata posta la tomba del Milite Ignoto. Le scale continuano a salire perché a percorrerle è il corteo ideale degli italiani, e si riuniscono sotto la statua bronzea equestre. La base della statua è ornata dalle personificazioni delle città italiane.
Su quattro colonne svettano "Vittorie Alate". Poi, le raffigurazioni, della Politica, della Filosofia della Rivoluzione e della Guerra, a significare gli strumenti del pensiero e dell'azione utili alla libertà della Patria. Sotto l'alto portico, otto altari ricordano le città liberate nella prima guerra mondiale, e dietro a loro si trova un macigno del Monte Grappa. Lungo 72 metri, il portico ha una fronte leggermente concava con sedici colonne reggenti la trabeazione, ornata dalle personificazioni delle regioni d'Italia.
Al suo interno, raffigurazioni delle Scienze alternate a trofei di guerra; da qui si gode uno dei più suggestivi panorami di Roma. Nel monumento hanno sede l'Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano e il Museo Sacrario delle Bandiere della Marina Militare. Sono altresì conservate tutte le bandiere da combattimento di tutti i reggimenti italiani, dall'unità alla seconda guerra mondiale, a corona della cripta dove è sepolto il Milite Ignoto.
Ulteriori informazioni sul sito del Quirinale.