Il Sacrario di Fagarè è ubicato nel comune di San Biagio Di Callalta, sulla Strada Treviso-Oderzo, a 20 km da Treviso.
Costruito nel 1935 su progetto dell'architetto Pietro Del Fabro, il monumento, in stile neoclassico, è realizzato interamente in marmo chiaro, e si sviluppa attraverso un portico a forma di grande esedra allungata, racchiusa tra due robusti corpi terminali, e una breve scalinata che corre lungo la facciata. Nel portico si aprono nove navate con volta a botte.
I due corpi terminali sono costituiti da un ampio vestibolo e da una navata interna. Nei vestiboli sono esposte alcune lapidi che ricordano i principali eventi storici della Grande Guerra: tra queste, due riproducono i grafici della zona in cui vennero combattute la prima e la seconda Battaglia del Piave con i contrapposti schieramenti.
Le navate sono illuminate da grandi vetrate semicircolari istoriate con motivi artistici ispirati ai trofei delle armi e dei reparti che presero parte alle battaglie del Piave.
AI centro del porticato è collocata la Cappella decorata da un artistico mosaico dal titolo 'L’Apoteosi' e da due pregevoli bronzi raffiguranti 'Angeli in Preghiera' su disegni del Col. Giovanni Spadea.
Ai lati delle facciate sono scolpiti quattro bassorilievi in marmo provenienti dal monumento celebrativo della vittoria del Piave, eretto nel 1921 su disegno di Ciro Marchetti, raffiguranti 'L'entrata dell'Italia in guerra' (24 maggio 1915), 'La barbarie nemica sul suolo della Patria' (24 ottobre 1917), 'Di qui non si passa' (15 giugno 1918), e il 'Trionfo delle armi italiane' (3 novembre 1918).
Il Sacrario era stato strutturato ad esedra per abbracciare il preesistente Monumento agli Eroi del Piave il quale, invece, fu rimosso nel 1939.
Nel Sacrario di Fagarè riposano i gloriosi resti di soldati caduti nelle dure battaglie del Piave (1917-18) provenienti da 80 cimiteri di guerra del basso Piave. Le salme identificate sono sistemate nelle otto navate poste ai lati della Cappella con loculi individuali disposti su 13 righe e sigillati con lapidi di marmo che recano il nome del caduto.
Nelle due navate dei corpi laterali, oltre ai caduti noti, disposti su otto file, sono raccolti in grandi urne collettive i resti di caduti rimasti ignoti; nelle pareti di fondo sono collocate le tombe delle Medaglie d'Oro, Tenente Colonnello Ernesto Paselli e Maggiore Francesco Mignone, e sono ricordati altri cinque decorati di Medaglia d'Oro le cui salme non sono state riconosciute e riposano tra gli Ignoti.
Tre furono le battaglie che l’esercito italiano affrontò lungo la linea del Piave, ma la seconda, dal 15 al 23 giugno 1918, fu la più sanguinosa.
Si trovarono sul Piave circa 60 divisioni austriache contro 56 italiane e alleate (3 inglesi, 2 francesi, 1 cecoslovacca). Gli austriaci riuscirono, fin da subito, a ottenere alcuni successi, che però non furono determinanti. Sugli altipiani, gli imperiali dell'11^ Armata, il 16 giugno erano fermati e il 19 contrattaccati dai soldati italiani, perdendo tutto ciò che avevano conquistato dopo il 15 dello stesso mese. Altrettanto precari furono i successi del maresciallo Franz Conrad sul Grappa, dove l’offensiva, intesa a raggiungere Bassano, Cittadella e Padova, al secondo giorno poteva già dirsi infranta. Per il forzamento del Piave il comando austro-germanico aveva deciso, inoltre, di attaccare su due distinti settori: fra Valdobbiadene e Nervesa e tra le Grave di Papadopoli e Musile. L’obiettivo era il settore compreso fra San Donà e Mestre-Padova, dove le due armate si sarebbero riunite al gruppo austriaco proveniente dal Grappa. Ma il 17 giugno la complessa manovra del nemico era sostanzialmente fallita, nonostante l’occupazione di buona parte del Montello, la posizione chiave più importante della pianura. Il successo italiano si ebbe grazie all’azione distruttiva delle artiglierie italiane, integrata dallo slancio delle fanterie in riserva generale, manovrate per bloccare quasi in partenza le iniziative nemiche. Il giorno 19 segnò il principio del rovesciamento della battaglia: la manovra di contrattacco doveva consistere in un’azione avvolgente del Montello per le ali, affidata a due forti masse tendenti a ricongiungersi sul vertice del saliente, alle spalle delle prime linee nemiche. Nelle prime ore del pomeriggio del 19 giugno la battaglia riprese con forza per iniziativa italiana e il 21 il nemico aveva perduto gran parte del Montello conquistato precedentemente. Nel frattempo, anche dalle Grave di Papadopoli al mare gli austriaci furono progressivamente serrati su uno spazio sempre più ristretto. Il comando italiano intensificò quindi il fuoco delle artiglierie sulle truppe nemiche, schiacciate tra il fronte d’attacco e il fiume in piena alle spalle. Infine, il 23 giunse l’ordine della ritirata e nella notte del 24 tutta la destra del Piave era completamente sgombrata dalle armate austro-ungariche. Le perdite austriache ammontarono a 34.000 morti, 100.000 feriti, circa 24.500 prigionieri; quelle italiane a 90.000 uomini complessivamente.
Il Sacrario Militare di Fagarè è proprietà demaniale dello Stato e dipende dal Commissariato Generale Onoranze ai Caduti in Guerra
Il Sacrario è raggiungibile in auto da Treviso, seguendo la SS 53, in treno o aereo (stazione ferroviaria/aeroporto di Treviso), o in nave (porto di Venezia).
Il Sacrario è aperto nei giorni feriali ed il sabato, escluso il lunedì, dalle ore 09.00 alle ore 12.00 e dalle ore 14.00 alle ore 17.00.
L’apertura nei giorni festivi è eseguita a cura dei volontari delle associazioni.
Per maggiori informazioni: tel. 0423544840 –fax 0423544840 cimagrappa@onorcaduti.difesa.it