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Interventi

Versione Italiana English version

4 novembre 2014  -   -  Roma

Intervento del Ministro della Difesa in occasione della consegna delle decorazioni dell'Ordine Militare d'Italia

di:

Signor Presidente della Repubblica,

desidero porgerLe un rispettoso e deferente saluto a nome del Governo, di tutta la famiglia delle Forze Armate e mio personale.

In ogni occasione Lei, quale Capo dello Stato e Capo supremo delle Forze Armate, ha sempre voluto manifestare nei confronti delle donne e degli uomini in divisa massima stima, grande considerazione, sommo rispetto, ma anche, mi permetto di dire, profondo affetto e sentita vicinanza.

Oggi, in particolare, la Sua presenza esprime quest’attenzione anche in una Sua ulteriore veste, quella di Capo dell’Ordine Militare d’Italia, le cui più recenti onorificenze siamo qui oggi a conferire.

Ma prima di procedere a questo solenne conferimento, sento forte il desiderio di rivolgere un riconoscente omaggio a tutti i nostri militari in questo momento impegnati, dentro e fuori i nostri confini, nello svolgimento del loro dovere, in ogni momento e in ogni luogo con tutto il loro spirito di sacrificio, dedizione, senso del dovere e della solidarietà.

Cioè con quelle doti che, da un lato, hanno guadagnato e continuano a guadagnare loro il rispetto e la considerazione di cui godono a livello internazionale, dall’altro, interpretano al massimo livello quella volontà di pace e di rispetto della dignità umana che accomuna tutto il Popolo italiano.

Il mio pensiero e il mio omaggio va, in particolare, a tutti coloro che, nell’adempimento del loro dovere per contribuire alla costruzione di un mondo migliore, sono dovuti arrivare fino al massimo sacrificio, donando la vita per il nostro Paese.

Ho già avuto modo di dire, riferendomi ai Caduti della Prima Guerra Mondiale (del cui inizio stiamo per celebrare il Centenario) che, a mio avviso, “In Guerra non esistono eroi, eppure tutti sono eroi”.

Non esistono eroi perché la Guerra è sempre una sconfitta per l’umanità, eppure tutti sono eroi perché tutti ne portano inevitabilmente i segni ed il peso, vincitori e vinti, morti e sopravvissuti.

Come Maria Bergamas, che possiamo considerare la Madre di tutti i nostri Caduti, la madre che scelse, tra le undici bare della Prima Guerra Mondiale, quel Caduto reso irriconoscibile per le ferite che, come Milite Ignoto, è stato sepolto all’Altare della Patria esattamente 93 anni fa, il 4 novembre 1921.

Ed è con soddisfazione che desidero sottolineare, in questo mio breve intervento, la valenza dell’iniziativa intrapresa dalla Difesa, congiuntamente con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, e relativa ad un concorso indetto in tutte le Scuole di ogni ordine e grado per una composizione da sviluppare in occasione dell’avvio delle Commemorazioni della Grande Guerra. Un concorso dal tema generale quanto mai significativo: “Mai più trincee”.

Ma non solo: degli specifici Team di personale militare farà visita nelle scuole medie e superiori, in tutto il Paese, proprio per illustrare e discutere, con studenti e docenti, tutta la valenza, il significato e l’attualità di ciò che il 4 novembre, come Festa dell’Unità nazionale, rappresenta per tutti noi italiani.

Non a caso, Signor Presidente, proprio oggi Lei ha voluto conferire al Caporal Maggiore Scelto Andrea Adorno la più alta onorificenza al Valor Militare, la Medaglia d’Oro, dopo essere venuto a conoscenza del coraggio fuori dal comune, dell’assoluto sprezzo del pericolo e del sommo altruismo da lui dimostrato nelle vicinanze di Bala Morghab, in Afghanistan. Il Caporal Maggiore Scelto Adorno, ferito gravemente alla gamba nel corso di aspri combattimenti contro gli insorti afghani, vedendo dei suoi commilitoni sotto il tiro delle armi nemiche, non esitava, nonostante la ferita, a frapporsi tra essi e gli insorti, proteggendo gli altri militari italiani con il fuoco della propria arma, garantendo così loro l’incolumità fino al momento della reazione di tutta la propria unità.

A questo suo appartenente, va anche la viva ammirazione e le sentite congratulazioni di tutta la grande famiglia delle Forze Armate.

Il 4 novembre, peraltro, è tradizionalmente anche il giorno in cui Lei, Signor Presidente, conferisce l'Ordine Militare d'Italia, l’onorificenza istituita il 2 gennaio 1947, ma che di fatto deriva direttamente dall'Ordine Militare di Savoia, istituito a sua volta nel Regno di Sardegna il 14 agosto 1815, e che quindi conta ormai duecento anni di storia.

In questi due secoli, le motivazioni e le persone alle quali l’onorificenza è stata conferita sembrano raccontare proprio la Storia delle Forze Armate, del nostro Paese e del nostro Popolo.

Durante la Grande Guerra, coloro ai quali l’Ordine Militare di Savoia è stato conferito erano i difensori del Piave, i cosiddetti “ragazzi del ‘99”, i protagonisti della “Guerra delle trincee, delle mitragliatrici e delle artiglierie, dei reticolati di filo spinato”. A chi oggi Lei, Signor Presidente, conferisce l’Ordine Militare d’Italia agli inizi del terzo millennio?

Ad alcuni esemplari Servitori del nostro Paese, i cui nomi sentiremo citare tra poco con le motivazioni del conferimento, tra i quali c’è chi ha svolto la sua prima missione operativa in Libano nel 1983, ben 31 fa, per poi essere impiegato più volte anche in altri cinque Teatri Operativi, c’è chi sin dal 2005 ha sperimentato e impiegato sofisticatissimi mezzi e sistemi subacquei nella lotta alla pirateria e allo sfruttamento del traffico dei migranti, c’è chi nonostante le ferite ad entrambe le gambe dovute allo scoppio di una bomba a mano riusciva ugualmente a contribuire alla neutralizzazione di un commando terrorista afghano in presenza di ostaggi civili.

E sono lieta di sottolineare che oggi questa onorificenza viene conferita anche a un ufficiale della Guardia di Finanza, un Corpo Armato che non è posto alle dipendenze del Ministero della Difesa, ma che ha confermato con i fatti, anche in Afghanistan, quanto la nostra Guardia di Finanza sia integrata nella grande famiglia delle nostre Forze Armate.

E desidero inoltre ricordare in questa sede che la Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare d’Italia è stata ricevuta anche da tutto il personale del 6° Stormo dell’Aeronautica Militare, tramite la propria Bandiera di Guerra, dalle sue mani, Signor Presidente, poco fa all’Altare della Patria. La motivazione è quella di aver operato efficacemente sin dalla Prima Guerra del Golfo nel 1991 e per oltre un ventennio, in Iraq, nei Balcani, in Afghanistan e in Libia, dove i Tornado di questo prestigioso Reparto hanno sempre saputo fornire un contributo prezioso a sostegno degli sforzi della comunità internazionale per la sicurezza e la stabilità di un mondo sempre più globalizzato.

Al 6° Stormo deve andare il nostro particolare omaggio anche nella considerazione della perdita di quattro esperti aviatori, tra cui una donna, la prima donna delle nostre Forze Armate, morta durante una missione in addestramento, in un tragico incidente di volo durante una recente attività addestrativa negli spazi aerei nazionali.

Questi, Signor Presidente, sono i militari italiani di oggi: i militari che "adempiono con disciplina ed onore tutti doveri del loro stato" (come recita il loro Giuramento) per impedire che la violenza sia ancora utilizzata “come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”, come purtroppo accadeva in Europa nel 1914-1918.

Ecco, Signor Presidente, i militari il cui impegno, sacrifici e professionalità oggi noi solennemente riconosciamo.

Essi rappresentano tutti i nostri militari di ogni ordine e grado, Forza Armata e specialità, “eroi senza sentirsi eroi”, all’altezza delle tradizioni e dei sacrifici dei loro nonni della Grande Guerra, e nello stesso tempo capaci di affrontare le sfide dei conflitti del terzo millennio, dalla Cyber Defence all’impiego dei droni, dalle sfide del terrorismo a quelle della pirateria, dal supporto alla ricostruzione di istituzioni statuali degradate al soccorso degli immigrati.

Mi consenta però, Signor Presidente, una considerazione quanto mai doverosa: dietro le figure di tutti nostri militari ci sono le loro famiglie, così come durante la Grande Guerra furono le intere famiglie di allora a sostenere il peso del conflitto.

Qui con noi ci sono anche i familiari e le persone care di coloro che oggi ricevono le più alte onorificenze militari nazionali: credo che pure a questi familiari debba andare tutto il nostro ringraziamento e riconoscimento, per aver sostenuto parte dei sacrifici dei loro congiunti, così come fanno tutte le famiglie di coloro che vengono impiegati nei Teatri Operativi.

I turni semestrali o annuali in missione significano che un genitore si deve assumere tutti i compiti e le responsabilità dell'altro, quello che è all’estero; significano che un figlio deve rinunciare all'affetto e alla guida del genitore perché è un Servitore dello Stato, a volte sottoposto a particolari condizioni di durezza psico-fisica come i Fucilieri di Marina Massimiliano La Torre e Salvatore Girone.

Ecco, le onorificenze di oggi devono essere conferite anche come riconoscimento “alle famiglie” e “alla Famiglia” dei militari.

Signor Presidente della Repubblica,

L'Unità nazionale è identificata in una carica, e questa carica è rivestita dalla Sua persona. Lei ci rappresenta tutti, e in ogni occasione ha ribadito come il nostro Paese abbia sempre dimostrato la forza di carattere necessaria a fronteggiare ogni avversità, la solidarietà e il rispetto della dignità umana con cui promuovere il progresso sociale, e la volontà di costruire un mondo migliore, più giusto ed inclusivo.

Sappia, signor Presidente, che le donne e gli uomini delle Forze Armate italiane sapranno sempre sostenere il “loro” Popolo, il “nostro” Popolo, e la ringrazio ancora per la sensibilità e la vicinanza con cui Lei le onora, e per cui Le sono personalmente riconoscente: la fiducia che Lei nutre nei confronti delle Istituzioni militari sarà sempre ben riposta.

Viva Le Forze Armate!

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