L'Italia ha sempre detto che per stabilizzare la Libia bisogna agire insieme ai libici a sostegno delle loro richieste
Nessun Paese europeo da solo può far fronte alle nuove sfide e minacce e svolgere un proprio ruolo in un mondo ormai globalizzato. Il futuro dell’Ue deve parlare di coesione, integrazione e non di risposte nazionali per affrontare le emergenze.
Questo il senso delle parole pronunciate dal Ministro Pinotti di fronte alla platea del convegno intitolato “Sicurezza e Difesa: come gestire le crisi alle porte della Ue?”, presieduto da Giancarlo Aragona, Presidente dell’Ispi e incentrato sul contributo dell’Italia alle sfide dell’immigrazione e i conflitti alle porte della Ue, dall’Ucraina al Mediterraneo.
“Alla luce della crisi politica che sta caratterizzando l’Unione europea dobbiamo prendere atto che difficilmente potremo procedere tutti insieme e subito sulla strada dell’integrazione delle capacità di sicurezza e difesa” ha detto il Ministro, spiegando che i Paesi che, come l’Italia, si sentono pronti ad accettare la sfida “non possono rinviare le decisioni né pensare che l’integrazione proceda a macchia di leopardo su base bilaterale”.
Partendo dalla Global Strategy predisposta dall’Alto rappresentante per la politica estera e di difesa dell’Ue Federica Mogherini - che il Consiglio Europeo esaminerà a giugno - secondo il Ministro Pinotti si può pensare anche ad una Defence Strategy, che preveda un approccio differenziato che consenta ai Paesi più disponibili e interessati di andare avanti: “Da quel documento possono nascere capacità congiunte di lavorare su obiettivi condivisi”.
Due le priorità davanti alle quali le istituzioni europee devono intervenire: rimuovere gli ostacoli che impediscono di sviluppare apertamente le necessarie iniziative europee nel campo della sicurezza e difesa; prevedere che tutte le politiche europee contribuiscano a rafforzare l’Europa della difesa e, in particolare, le sue capacità tecnologiche e industriali che sono indispensabili per far fronte alle esigenze delle sue Forze armate e garantire un’adeguata autonomia strategica.
Nel suo intervento il Ministro Pinotti ha evidenziato i troppi ritardi dell’Europa in tema di difesa e sicurezza comune, e nella costruzione di una capacità comune di proteggere i suoi confini esterni: “il compito è lasciato agli Stati membri coinvolti” ha detto il Ministro ricordando come l’Italia in tutti questi ultimi anni ha dovuto gestire da sola il controllo del Mediterraneo centrale.
Riguardo la crisi libica, il Ministro ha aggiunto: "L'Italia ha sempre detto che per stabilizzare la Libia bisogna agire insieme ai libici a sostegno delle loro richieste. In passato si è visto che la robustezza militare importata e vissuta come uno sfregio all'orgoglio di un Paese ha alimentato i fenomeni di terrorismo".
Tracciando un quadro complessivo dello strumento militare tricolore, il Ministro ha ricordato che stante la progressiva riduzione del bilancio della Difesa, le Forze armate italiane sono riuscite a garantire la partecipazione alle missioni internazionali e la protezione dei confini e del territorio nazionale.
“Siamo tra i primi contributori alle missioni europee, alle missioni ONU e i primissimi Nato” ha detto il Ministro che nel suo intervento ha ricordato le recenti visite ai contingenti italiani in Libano (con il Presidente Mattarella), nei Balcani e in Iraq.
“In tutte queste occasioni ho incontrato le autorità politiche - ha detto il Ministro - raccogliendo il loro ringraziamento per come operano le nostre Forze armate, coniugando capacità tecnica e umanità”.
Ricordando che l’Italia negli ultimi dieci anni è uno dei paesi che ha tagliato maggiormente la spesa per la difesa, il 27%, (come confermato dai dati del SIPRI di Stoccolma), il Ministro ha aggiunto: “è venuto il momento di far sapere che non si può continuare a tagliare, perché il tema sicurezza non si può dimenticare. Il mondo è tutt’altro che pacificato, chi è preposto a difenderci deve avere strumenti necessari”.
È insomma quanto mai necessario far conoscere all’opinione pubblica l’impegno svolto quotidianamente dalle Forze armate. Che va da Strade Sicure all’Expo di Milano, fino all’Iraq.
“Strade Sicure, Expo Milano, sono azioni che si vedono - ha detto il Ministro - più difficile capire che se non stabilizziamo l’Iraq e sconfiggiamo il califfato, potrebbero derivare rischi per la sicurezza sul nostro territorio”.
In tal senso si inserisce il Libro Bianco per la sicurezza internazionale e la difesa, che richiama tre concetti fondamentali: l’imprevedibilità da cui nasce l’esigenza di sviluppare capacità di difesa più flessibili; priorità degli interventi da attuare soprattutto e prima di tutto sull’area euro - mediterranea; sostenibilità quale condizione indispensabile per l’efficienza della nostra difesa: “Siamo tutti consapevoli che le risorse sono limitate e non bastano. Proprio per questo dobbiamo costruire uno Strumento Militare che possa essere mantenuto efficiente ed equilibrato in tutte le sue componenti: personale, esercizio e investimenti”.
L’incontro odierno apre il ciclo di appuntamenti “L’Europa al bivio” organizzati dall’Ispi con la Rappresentanza in Italia della Commissione europea.
m.r.e.f.