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Il padiglione di S. Maria degli Angeli a Pizzofalcone - Sede degli Uffici Giudiziari Militari di Napoli


Facciata di S.Maria degli Angeli

 

Il promontorio di Pizzofalcone (originariamente Monte Echia), estrema propaggine del ramo più interno del Colle Amineo, quello proteso verso il mare, fu il primo nucleo abitato (Parthenope) di quella che fu poi la città di Napoli: sviluppatosi, prima, verso occidente (Palaepolis) ed attratto nell'orbita di Cuma, fu, più tardi, interessato verso oriente, ad una maggiore disponibilità di terra offertagli dall'ampiezza del golfo che gli si apriva dinanzi (Neapolis).

 

Ad esso salirono, verso la fine del II millennio a.C. - quando furono espulsi dalla Tessaglia - i Teleboi, i quali già si erano stabiliti sull'isolotto di Megaris (oggi Castel dell'Ovo), venendo da Capri.

 

Venendo a tempi più recenti, nel 1533, il Vicerè spagnolo Don Pedro de Toledo diede avvio ad un progetto di ristrutturazione urbanistica della città.

 

I lavori prevedevano l'ampliamento delle mura, la creazione di nuovi tracciati viari, la rettificazione delle strade minori, la soppressione dei portici e delle baracche fatiscenti e la creazione di slarghi e di fontane. Per l'ampliamento della "murazione", i lavori iniziarono nel 1543, mentre già da sei anni erano cominciati quelli per il restauro della muraglia aragonese di difesa verso il mare.


 

Cupola di S.Maria degli Angeli a Pizzofalcone

 

La motivazione principale dei lavori era indubbiamente di carattere militare, per difendersi dagli attacchi turchi, ma essi si risolsero anche in un'importante azione di bonifica igienica e di risanamento della zona.

 

L'urbanizzazione della collina di Pizzofalcone fu indotta dal fatto che l'intera area fu racchiusa nel nuovo tracciato delle mura che la proteggevano su tutti i lati, difendendola dal mare con i bastioni di S. Lucia e del Chiatamone, e cingendola alle spalle con la murazione dopo la porta di Chiaia. Il vallone di Chiaia fu pavimentato e collegato con la collina di Pizzofalcone, mediante una rampa che terminava nello slargo davanti ai giardini della villa di Bernardino Rota (oggi Chiesa di S. Maria degli Angeli).

 

All'inizio del XVI secolo, quindi, Pizzofalcone si arricchì di nuove ville di nobili, spagnoli e napoletani, circondate da grandi giardini e vaste scuderie. Difatti, Andrea Doria si fece costruire, agli inizi del 1500, il suo palazzo-fortezza con ampi orti e giardini e nel 1561 fece costruire la Chiesa ed il Convento di Monte di Dio.

 

Bernardino Rota, il famoso poeta patrizio napoletano, vi si fece costruire la grandiosa villa, con il grandissimo giardino sul terreno acquistato dai monaci di Monteoliveto, che suo figlio Antonio, alla sua morte, nel 1575, vendette ad un tale Diego Robles che, a sua volta, la trasferì in proprietà a donna Costanza del Carretto Doria, principessa di Sulmona.

 

In tanta dovizia di ville e di palazzi, di nobili e di servitorame, v'era, però, gran penuria di chiese ed infatti; per l'assistenza religiosa e morale di Nobili e Popolani che abitavano l'altura non c'era gran che; pertanto, nel 1587 donna Costanza Doria del Carretto fece costruire, accanto alla sua villa, una Chiesa che affidò prima ai Frati Minori della SS. Trinità, poi ai Chierici Regolari (i Teatini). Questi, nel 1600, la demolirono per costruirne una più grande.

 

E' probabile che i Frati Minori, molto devoti alla Madonna degli Angeli, venerata, peraltro, in tutti i Conventi francescani, abbiano dato loro il titolo alla nuova Chiesa, e portato dalla Chiesa della SS. Trinità un'immagine -non quella attuale, ovviamente - di S. Maria degli Angeli, della quale i subentrati padri Teatini conservarono il Titolo ed il Culto.

 

 

 

Corridoio di accesso agli uffici della Procura militare

 

ll Monastero fu edificato in epoca successiva; difatti, il primo dei Libri Maggiori del Monastero porta la data del 1641 che, orientativamente, dovrebbe essere la data di ultimazione dei lavori di costruzione del Monastero e, quindi, di inizio di attività dello stesso.

 

Originariamente, il Monastero doveva avere un'estensione più ampia dell'attuale consistenza del Padiglione e, infatti, in diversi scritti, risalenti alla fine del '700, risulta che il Monastero dei Padri Teatini si estendeva fino a S. Maria a Cappella Vecchia.

 

L'attività del Monastero cessò intorno al 1806, data dell'ultimo Libro Maggiore ritrovato e, infatti, qualche anno dopo, il 7 agosto 1809, un decreto, a firma di Gioacchino Napoleone, rientrante nell'ambito delle leggi eversive dell'epoca, soppresse gli ordini religiosi possidenti in tutto il Regno, tra cui i Padri Teatini.

 

Con tale decreto, il Re dispose, all'art. 2, che tutte le proprietà appartenenti agli ordini religiosi soppressi passavano al demanio dello Stato.

 

Anche il Monastero di S. Maria degli Angeli, quindi, fu oggetto del decreto ma, poiché gli atti emanati dal 1806 al marzo 1815 appartenevano al periodo dell'occupazione militare, il predetto Monastero passò in uso all'Amministrazione Militare.

 

Nel 1817, parte del Padiglione era utilizzata dal Ripartimento del Supremo Comando di Guerra, mentre, altra parte fu acquisita, successivamente, per vendita del duca di Sant'Arpino.

 

Nel 1839, si verificò un passaggio poco chiaro nella procedura, ma molto importante. Difatti, gli stessi locali, ed anche qualcuno sito al 1° piano, sede dell'Archivio dell'Intendenza Generale dell'Esercito, vennero assegnati al parroco ed ai preti assistenti della Parrocchia annessa (Parrocchia S. Marco di Palazzo).

 

Nel 1840, si insediò presso il Padiglione la scuola militare, che prese alcuni locali dei preti siti al 1° piano e, in cambio, dette altri locali ubicati ai due lati del porticato dopo il 1° ingresso.

 

All'epoca, quindi, venne a crearsi una sorta di condominio di fatto tra privati proprietari (la duchessa di Sant'Arpino, proprietaria ancora di alcuni locali, il sig. Caprioli), i preti della Parrocchia annessa e l'Amministrazione Militare.

 

Intorno al 1847, presumibilmente, anche se non certamente, l'Amministrazione Militare acquisì, per causa di pubblica utilità, su ordine del Re, tutte le proprietà private site a destra dell'ingresso del Padiglione, nonché le restanti proprietà dei preti e del duca di Sant'Arpino. Con dispaccio Ministeriale del 3 aprile 1850, il Padiglione passò dalla Scuola Militare soppressa al Reggimento della Real Marina.

 

Nel 1852, il Padiglione fu consegnato al 13° Battaglione Cacciatori e tale deve essere stata la situazione del Padiglione fino al 1861.

 

Successivamente, non si sono ritrovate più notizie del Padiglione fino al 1897, data in cui, con il Tribunale Militare già esistente, fu dismessa al Demanio un'ala del Padiglione, corrispondente al 1° e 2° piano. In quella data, quindi, già esistevano al piano terra dei locali di proprietà privata, il che lascia intuire che o non ci fu mai un'acquisizione dell'Amministrazione Militare (come si è detto in precedenza, intorno al 1847) o ci fu un passaggio intermedio tra il 1861 ed il 1897 di cui manca, purtroppo, ogni traccia.

 

Nell'ex Convento di S. Maria degli Angeli a Pizzofalcone, attualmente, sono ubicati, oltre al Tribunale e alla Procura Militare, la Sezione distaccata della Corte Militare di Appello e la Procura Generale presso la stessa. Negli Uffici di quest'ultima, e precisamente nello studio dell'Avvocato Generale Militare dalla Repubblica, fa bella mostra una linea meridiana inserita nel pavimento, in discrete condizioni di conservazione. Solo di recente, nel 1997, si è provveduto a recuperarla ed evidenziarla interamente. Una parte di essa, infatti, era ricoperta da una parete in muratura costruita intorno agli anni 1950-60, che divideva la stanza. Questa meridiana, datata 1794, consta di una tavola in marmo lunga mt. 7,45 e larga mt. 0,32.

 

E' disposta longitudinalmente in direzione Nord - Sud geografico e materializza l'ipotetico meridiano passante per essa. La meridiana presentava una sola linea centrale in metallo, probabilmente in ottone (è rimasto solo l'incavo ove era incastrata). Il sole, al mezzogiorno solare locale, proiettava un cerchio di luce sulla stessa, attraverso un foro posto perpendicolarmente ad una determinata altezza, all'estremità sud della meridiana. Quando il cerchio "tagliava" a metà la linea in metallo, era il "mezzogiorno solare locale vero". Ovviamente, non era solo questa la sua funzione, in quanto sulla meridiana sono scolpiti, in maniera semplice, ma efficace, altri simboli che rappresentano e determinano tutti i movimenti della terra intorno al sole e intorno a se stessa. Il mastro scalpellino ha inciso, su direttive dell'astronomo progettista, i seguenti segni: i punti degli equinozi (primaverile ed autunnale); i due solstizi (estivo ed invernale); la scala graduata per stabilire la declinazione del sole nel corso degli anni; i mesi con le sole iniziali (es. gennaio G, febbraio F, ecc.); i simboli delle 12 costellazioni e la data di inizio del transito del sole nelle stesse; nonché tutti i dati geometrici occorsi per la costruzione.

 

La meridiana napoletana, anche se non può competere in bellezza con quella di S. Maria degli Angeli in Roma, costruita dal Bianchini o con quella della Chiesa di S. Petronio in Bologna, costruita dal Cassini, contiene tutte le informazioni per lo studio del movimento celeste.

 

Queste meridiane venivano denominate "a camera oscura" in quanto, per evidenziare il loro funzionamento, occorreva che le stesse fossero in un ambiente semibuio per far risaltare il cerchio di luce prodotto dal sole e proiettato attraverso il foro, denominato "foro gnomonico", avente un diametro adeguato, ad una determinata altezza, rispondente a canoni geometrici ben precisi.

 

Il Convento di S. Maria degli Angeli, all'epoca della costruzione del manufatto, apparteneva ai già citati Padri dell'Ordine dei Teatini, che erano famosi per le loro conoscenze nel campo dell'astronomia. Basti pensare a Padre Giuseppe Piazzi (1746-1826) scopritore dell'asteroide "Cerere" orbitante tra il pianeta Marte e quello di Giove, professore di matematica e calcolo sublime, nonché autore di importantissime pubblicazioni sull'astronomia che gli valsero alti riconoscimenti conferiti anche dall'Accademia di Francia. Ebbe l'importante incarico di costruire l'osservatorio astronomico di Napoli Capodimonte (primo in Europa di concezione moderna) e quello di Palermo. La breve biografia di quest'illustre scienziato, ci induce a pensare che se non autore, sia stato almeno ispiratore o coordinatore della meridiana nel Convento napoletano.

 

Un maestro per la costruzione di tali meridiane era Niccolò Cacciatore, assistente del sopracitato P. Giuseppe Piazzi all'epoca della costruzione della meridiana nel Duomo di Palermo. Anche la meridiana del Convento di S. Maria degli Angeli in Napoli porta incisa nel marmo la lunghezza campione occorsa per la costruzione. Essa è in P.E. che possono essere sia in palmi che in piedi. Non è stato possibile classificare tale lunghezza. All'epoca, erano numerosi e diversi in tutt'Italia i criteri di misurazione, anche per il tipo di costruzione da effettuare. Ironia della sorte, solo nell'anno successivo alla data incisa sulla meridiana (1794), venne adottato in Europa il sistema metrico francese. Ad ogni modo, rapportando il tutto all'attuale sistema metrico decimale, tale misura doveva essere di mt. O,36 circa.

 

Si indicano, con buona approssimazione, le coordinate geografiche della meridiana:

 

  1. Lat. Nord 40° 50' 01";
  2. Long. Est 14° 14' 34";
  3. Long. Est 1° 47' 26" da Roma M. Mario;
  4. Lunghezza arco di parallelo lat. 40° Nord: 1.400 mt.;
  5. Lunghezza arco di meridiano lat. 4°° Nord: 1850,53 mt.

 

 

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