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11. Una questione particolare: la presenza di italiani tra le SS


Il Dott. PEZZINO ha riferito che all'interno della 16a Divisione SS militavano diversi cittadini italiani accettati come volontari, di cui è stata trovata conferma anche nelle liste dei militari. Alcuni provenivano dal disciolto esercito italiano, molti dei quali erano stati prima nei campi di internamento in Germania, e poi, sotto la spinta della propaganda tedesca e fascista scelsero di far parte di quei reparti di SS italiane che, seppure sotto il Comando di un corpo ufficiali tedeschi, e di un corpo sottufficiali misto, decisero di scendere al fianco dei nazisti. A questi ultimi, per esempio, è stata attribuita, tra l'altro, la strage dei minatori della Niccioleta. Tra questi rientrava, per es., Giordano GUFFANTI che nelle s.i.t. del 4.4.2000 dichiarò di essere stato arruolato dai tedeschi dopo l'8 settembre prima di essere fatto prigioniero di guerra dagli americani che lo catturarono al termine di un'operazione condotta al fianco dei militari tedeschi.
Altri provenivano dai reparti combattenti della Repubblica Sociale o delle Brigate Nere e parteciparono a episodi di stragi tra le quali la strage di Vinca, come risulta dagli studi del Prof. PEZZINO che hanno messo in luce la partecipazione di membri del Battaglione "Mai Morti" del generale Lodovisi.


Infine ci furono i cosiddetti collaborazionisti, coloro che parteciparono alle azioni sotto forma di informatori o di guide, e su cui è stato più difficile fare una verifica anche da parte degli storici. A questi ultimi, probabilmente, appartenevano alcuni portatori di munizioni che, diversamente da altri coartati al momento dell'azione, e poi uccisi quando non servivano più, ebbero salva la vita come per esempio Aleramo GARIBALDI, il quale, nell'interrogatorio rilasciato alla Commissione U.S.A., ammise il proprio ruolo di portamunizioni al servizio dei tedeschi .
Quindi, il fatto che in questi eccidi le testimonianze abbiano evidenziato la presenza di persone che parlavano un perfetto italiano può essere spiegata con la presenza di soldati italiani regolararmente arruolati nella 16a Divisione SS, di cui peraltro si ha conferma anche dall'interrogatorio reso da LIPPERT alla p.g. tedesca in Germania.


Inoltre se ne ha notizia da numerose deposizioni rese da diversi sopravvissuti sia all'indomani dell'eccidio, sia ancor oggi nelle più recenti deposizioni testimoniali. E' il caso di quanto affermato da Avio PIERI nelle s.i.t. del 14.3.2003, in cui ha ricordato che mentre li conducevano da Sennari verso Val di Castello dopo essere stati rastrellati, ebbe occasione di sentir parlare uno di quei soldati che aveva una retina che gli copriva il volto che, rivolgendosi ad una vecchietta che era stanca di camminare, non soltanto rispose in italiano, ma in perfetto toscano le disse di mettersi a sedere.


Si è appreso, inoltre, dalle dichiarazioni di Nicola BADALUCCHI (s.i.t. del 15.08.2002), che quel giorno si trovava a Val di Castello con la famiglia, che il fratello deportato in Germania, al suo ritorno riferì che quelle SS che avevano condotto la colonna di rastrellati da Val di Castello fino a Lucca erano SS italiane, infatti lui stesso aveva riconosciuto due uomini di Pietrasanta, Francesco GATTI ed Egisto CIPRIANI.
Anche Lidia PARDINI ha raccontato che il soldato che picchiò lei e poi uccise la madre era sicuramente italiano, infatti aveva la tipica cadenza versiliese.
Renato BONUCCELLI ha testimoniato che negli anni successivi il nonno gli raccontò che tra i soldati c'era anche un italiano di quella zona, di cui però non ricordava né il nome né la provenienza, che si era meravigliato di trovarlo lì a Sant'Anna e che lo aveva riconosciuto perché il nonno era una persona molto conosciuta.


Angelo BERRETTI ha riferito che le sorelle, che quel mattino andavano verso il mulino, arrivate in cima alla foce di Compito, videro un alto numero di uomini che venivano in su e sentirono uno che in italiano faceva coraggio agli altri perché erano quasi arrivati in cima. Inoltre una certa Marietta MANCINI gli raccontò in seguito che suo marito Daniele, in località Le Case, si rivolse ad un soldato mostrandosi meravigliato del fatto che anche lui fosse con i tedeschi e quello lo mitragliò subito perché si vide riconosciuto.
Analoga la deposizione di Arnaldo BARTOLUCCI che, nel verbale s.i.t. del 18.09.1996, ha dichiarato di aver visto una colonna che proveniva da Monte Ornato e di aver sentito che il primo di loro si rivolse agli altri e con perfetto italiano gridò "Avanti, avanti ancora!".
Ma numerosi altri sono i testimoni che hanno confermato la presenza e la partecipazione di italiani alla strage. Così Ettore SALVATORI ha riferito che insieme ai soldati che al Colle incolonnarono e poi uccisero c'erano tre italiani, tra cui Giuseppe RICCI che, sentito e messo a confronto con il suo accusatore nell'ambito degli accertamenti condotti dalla Pretura di Pietrasanta nei confronti di alcuni collaborazionisti, pur non riconoscendo il SALVATORI, ha ammesso di aver collaborato con loro perché minacciato di morte e, soggiungendo che con lui avevano trascorso la notte precedente al comando tedesco anche altri due italiani.



  • 1. Lo svolgimento del processo
  • 2. L'inizio del dibattimento
  • 3. I motivi della decisione
  • 4. Le eccezioni riguardanti il difetto di giurisdizione
  • 5. L'eccezione concernente il difetto della condizione di procedibilità prevista dall'art. 248 c.p.m.g.
  • 6. Le questioni di nullità
  • 7. La ricostruzione dei fatti
  • 8. I fatti come risultanti dall'istruzione dibattimentale
  • 9. L'individuazione dei responsabili dell'eccidio di Sant'Anna
  • 10. La posizione degli imputati
  • 11. Una questione particolare: la presenza di italiani tra le SS
  • 12. La qualificazione giuridica del fatto
  • 13. Il concorso nel reato e l'affermazione di penale responsabilità
  • 14. Le cause di giustificazione
  • 15. Cause di estinzione del reato: l'inapplicabilità dell'amnistia di cui al D.P.R. 4 giugno 1966, n. 332
  • 16. La determinazione della misura della pena
  • 17. Le decisioni sulle questioni civili
  • 18. Il dispositivo
  • Sentenza della Corte Militare di Appello di Roma, n. 65 del 21 novembre 2006
  • Sentenza della Corte Suprema di Cassazione- Prima Sezione Penale - n. 1362/07 del 06/08 novembre 2007
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