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32° Salone Internazionale del Libro di Torino


​copertina I Balcani al bivio_720.jpg

A più di vent’anni dalla dissoluzione della Jugoslavia, molte sono le sfide ancora aperte per i Paesi dei Balcani occidentali. Regione sospesa tra Est ed Ovest, tra integrazione europea e vicinanza con la Russia, i Balcani rappresentano la cerniera sud-orientale dell’Unione Europea. Alle tradizionali fragilità etnico politiche degli Stati formatisi tra la metà degli anni ’90 ed il 2008, anno in cui il Kosovo proclamò la propria indipendenza, si sono aggiunte nuove sfide transnazionali. I flussi migratori che hanno attraversato la regione a seguito della crisi siriana, il fenomeno del radicalismo e dei foreign fighters che non ha risparmiato i Paesi dei Balcani occidentali con l’emblematico caso del Kosovo e, la pervasiva capillarità della criminalità organizzata, impongono un sempre maggiore ruolo dell’Unione Europea e della NATO per la stabilizzazione dell’area.
KFOR, la missione NATO dalla durata più lunga, testimonia quanto i processi di stabilizzazione post conflict debbano essere armonizzati con la realtà sul campo e non possano essere pianificati senza una precisa valutazione delle progressive capacità delle istituzioni kosovare. KFOR rappresenta oggi un case study di successo, in un contesto tuttavia ben lontano dal potersi considerare normalizzato, e al tempo stesso un osservatorio privilegiato per comprendere le dinamiche di una regione così determinante per il resto dell’Europa. L’Italia, alla guida per il quinto anno consecutivo di KFOR e con un qualificato e apprezzato contributo alla missione, è il Paese che più di ogni altro sta svolgendo, con importanti riconoscimenti in ambito NATO e a livello internazionale, il ruolo di “poliziotto” dell’Europa.

 

frontespizio ITALIA NATO 1949 2019_720.jpg

La NATO, la più grande e longeva alleanza politico-militare esistente al Mondo, ha compiuto settant’anni di storia al servizio della pace, della sicurezza e della stabilità. La firma a Washington del Trattato Nord-Atlantico, il 4 aprile del 1949, rappresenta un evento straordinario: Nazioni ancora provate da una terribile Guerra Mondiale che le aveva viste contrapposte, aderirono a un patto di difesa comune, fondato sui principi di democrazia, preminenza del diritto e tutela della libertà.
Oggi la NATO è un’organizzazione vitale in grado di esercitare il dialogo, la dissuasione, la deterrenza e la difesa militare contro uno spettro di minacce assai ampio. Un’organizzazione che si è allargata ad est fino a contare ventinove membri, destinati presto a diventare trenta, e vede l’Italia aderire pienamente ad ogni sua evoluzione. La nostra partecipazione leale al Patto Atlantico è infatti basata sui valori fondanti di coesione, solidarietà e unità di intenti, con l’obiettivo di esercitare i tre core tasks del nuovo concetto strategico dell’Alleanza: difesa collettiva, gestione delle crisi e sicurezza cooperativa.
Una partecipazione che ha visto negli ultimi decenni l’Italia giocare un ruolo di primissimo piano nella struttura di comando e in quella militare, oltre che nelle operazioni.

 

copertina_720.jpg

Uomini contro bombe. Tre parole che racchiudono un vero e proprio mondo fatto di coraggio, passione, tecnologia e professionalità: quello degli Specialisti delle Forze Armate impegnati quotidianamente nella lotta agli ordigni esplosivi, in Italia e all’estero. Un mondo dove il rischio è sempre dietro l’angolo e nel quale, malgrado l’utilizzo di tecnologie sempre più avanzate, il fattore umano è centrale. Un mondo caratterizzato da minacce sempre nuove e diversificate alle quali si contrappongono militari altamente specializzati che mettono a rischio la propria vita per salvare la vita di altri, per il bene comune.

 

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Un istant book realizzato in occasione del Centenario dei Gruppi 20 dell’Aeronautica Militare (20°, 21°, 22° e 23°) per conoscere e in qualche caso riscoprire fatti piccoli e grandi dai quali cogliere quelli che oggi, come cent’anni fa, sono i valori fondanti della Forza Armata. Un libro dove è la cronaca a farsi storia per offrire, per ciascun Gruppo di Volo, uno spaccato, operativo e soprattutto umano, capace di restituire lo spirito che lo ha contraddistinto in questi 100 anni. Ma anche un volume che vuol rappresentare un ulteriore, doveroso, tributo di riconoscenza agli Aviatori che ci hanno preceduto e che ci hanno lasciato una grande patrimonio fatto di lealtà, coraggio, senso del dovere, audacia, altruismo e spirito di servizio, un’eredità da trasmettere alle future generazioni.

 

 

 

Il ciclo di congressi che lo Stato Maggiore della Difesa ha dedicato alla 1^ Guerra Mondiale, affronta quest’anno tematiche riguardanti il 1918 e la conclusione del conflitto, che termina con la vittoria delle potenze dell’Intesa, cui si sono aggiunti con forza crescente gli Stati Uniti, mentre la Russia, a seguito della “Rivoluzione di ottobre” e della presa di potere bolscevica era già uscita dal conflitto. Cambiamenti, questi, con conseguenze rilevanti al momento della pace. L’Italia, con un enorme sforzo di tutte le componenti del paese, esce vittoriosa dalla prova, a prezzo di grandi sacrifici. Sono ovviamente esaminati, in primo luogo, gli aspetti militari, sia quelli riguardanti i vari teatri operativi europei sia, più dettagliatamente, quelli relativi al fronte italo‐austriaco. La battaglia di Vittorio Veneto, le operazioni della Marina, lo sviluppo dell’Aeronautica e la partecipazione dei Carabinieri e della Guardia di Finanza sono oggetto di specifici interventi relativi a questo fronte, ai quali si aggiungono due relazioni sulle prospettive “dell’altra parte”, una dedicata all’offensiva di metà giugno ed alla battaglia finale dell’ottobre 1918 viste dall’Austria Ungheria, l’altra alla partecipazione al conflitto degli italiani sudditi dell’impero austriaco. Più specifici sono gli altri interventi, riguardanti il Generale Diaz, il servizio “P”, le basi aero‐navali, gli italiani ebrei ed i volontari stranieri nelle Forze Armate italiane, intervento, quest’ultimo, che si collega ad un altro dedicato alle “nazionalità oppresse”. Altre relazioni poi, affrontano aspetti delle strategie e delle relazioni fra alcuni Stati coinvolti, nonché i mutati rapporti di forza tra varie potenze maturati nel corso del 1918, mutamenti destinati a ripercuotersi pesantemente nei mesi successivi ai tavoli della pace. Una specifica sessione del convegno è curata dall’Ordinariato Militare, con interventi dedicati all’assistenza spirituale prestata sia dai cappellani militari italiani sia da quelli di altri paesi in guerra ed è completata da due relazioni, una sul cappellano Angelo Roncalli, il futuro pontefice S. Giovanni XXIII e l’altra al culto dei caduti. Filmati dell’ultimo anno di guerra e immagini della propaganda offrono poi al congresso un supporto visivo di notevole rilievo.

 

 

Il volume ricostruisce attraverso le testimonianze e gli scritti dei protagonisti la reazione morale dei combattenti italiani che, nei due mesi successivi alla disfatta di Caporetto dal 24 ottobre al 25 dicembre 1917, resistettero valorosamente, spesso a prezzo della vita, all’offensiva austro tedesca sulla nuova linea difensiva dal Grappa, al Piave, al Mar Adriatico. Quei drammatici sessanti giorni rappresentarono davvero una pagina straordinaria e costituirono un punto di svolta non solo per le successive fasi del conflitto, ma per l’intera storia nazionale. Alcune memorie recano la firma di combattenti/scrittori famosi o che poi lo sarebbero diventati quali Paolo Monelli, Ardengo Soffici, Carlo Emilio Gadda, Riccardo Bacchelli o quella di quanti si distinsero in memorabili imprese di guerra come Francesco Baracca e il tenente di vascello Luigi Rizzo; alle loro si uniscono le voci dei tanti valorosi sconosciuti: Pietro, Augusto, Biagio, Guido, Carlo che costituirono la pietra angolare della resistenza e della riscossa. Nella parte conclusiva, con una cesura di 12 mesi, sono le parole di Piero Calamandrei e Rino Alessi a raccontare l’arrivo delle truppe italiane nelle due città simbolo della Grande Guerra, Trento e Trieste, l’irrefrenabile gioia dei combattenti e dei civili per la vittoria che poneva fine a quei terribili quarantun mesi di combattimenti.

 

 

Fra il 1914 e il 1915 molte migliaia di soldati austro‐ungarici di lingua italiana furono catturati dall’esercito russo sul fronte della Galizia. La loro liberazione fu offerta dallo zar al governo italiano che, nel 1916, inviò in Russia una Missione militare per censire gli "irredenti", come furono chiamati, e organizzare il loro rimpatrio. Bloccati in Russia dall’inverno e poi dalla rivoluzione russa del marzo 1917, gli "irredenti" affrontarono da allora una anabasi che dalla Russia li avrebbe condotti avanti e indietro attraverso la Siberia e la Cina, seguendo le trame del gioco dell’Italia nell’intervento straniero in Russia, al quale molti di loro presero parte, arruolati nel Corpo di Spedizione in Estremo Oriente. La storia degli "irredenti" si snoda così per oltre tre anni, non senza incomprensioni con le istituzioni della loro "nuova Patria", attraverso quella della Russia della rivoluzione e della guerra civile, concludendosi solo col ritorno in Italia nel 1920.

 

 

Il libro racconta l’esperienza pregevole delle "navi asilo", realizzata dalla Regia Marina già diversi anni prima della Grande Guerra, ossia nel 1883, e poi consolidata a ridosso del primo conflitto mondiale. Quell’esperienza permise a moltissimi orfani di studiare e imparare un mestiere ma soprattutto gli preparò ad affrontare con fiducia la vita, grazie all’insegnamento dei profondi valori etici posti a fondamenta della stessa Regia Marina, valori ereditati e gelosamente custoditi oggi dalla Marina Militare. L’impegno fornito dalla Regia Marina rappresenta dunque una conferma della rilevanza di un’attività non solo prettamente tecnico‐militare ma profondamente protesa verso il sociale.

 

 

Quando si parla del volo e della sua applicazione militare è più facile trovare volumi incentrati su argomenti forse più attraenti che spaziano nel campo delle emozioni e delle passioni o, piuttosto, in quello dottrinario o tecnico-operativo della teorizzazione e dell'utilizzo, cioè, del potere aereo nelle operazioni militari. Si parla spesso di passione per il volo, audacia, tradizione storica, tecnologia e tecnica, organizzazione di una missione, meno di quelle componenti che rappresentano una delle basi su cui poggia tutto questo: la formazione e l'addestramento del personale navigante.
Eppure, in questo ambito l'Aeronautica Militare ha una tradizione che parte da lontano, dagli albori della nostra aviazione militare e che, in una sempre migliore combinazione di teorie, tecniche e strumenti, e in una costante sinergia con l'industria aeronautica nazionale ha portato alla realizzazione di un sistema addestrativo che è all'avanguardia nel mondo, un'eccellenza invidiabile ed invidiata, raggiunta proprio con il costante ed equilibrato lavoro di tutte le componenti interessate al processo. In questo volume troverete non solo aeroplani e uomini coraggiosi, racconti d'imprese del passato o minuziose schede tecniche, ma il complesso sistema che "tramuta" una passione, quella per il volo, in una professione utile al Paese e ai suoi cittadini.

 

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© 2015 Ministero della Difesa V.4.0.0 - 19 giugno 2015