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La prima battaglia (1- 31 luglio 1942)


Al Cairo, mentre i reparti italiani e tedeschi si avvicinavano ad El Alamein, ci fu quello che venne ironicamente chiamato "il mercoledì delle ceneri". Dal giardino dell'ambasciata inglese si levavano infatti volute di fumo: i funzionari bruciavano fasci di documenti segreti, in previsione del peggio. Molti clienti dell'hotel "Shepheard", cominciarono una ritirata strategica verso l'hotel "King David" di Gerusalemme.

Per tre anni, la guerra nel deserto aveva fatto registrare un movimento pendolare, in un alternarsi di vittorie e sconfitte degli italo-tedeschi e degli inglesi. Mai, tuttavia, l'oscillazione del pendolo, verso oriente, era andata al di là di Sidi el Barrani. Ora, invece, erano cadute, una dopo l'altra, Marsa matruth, Maaten Bagush, Fuka, El Daba, Sidi Abd el Rahman: sulla strada per Alessandria - poco più di cento chilometri da percorrere - restavano soltanto le località di El Alamein, El Hamman, Buyrg el Arab. Nel porto di Alessandria, le navi della Mediterranean Fleet stavano per salpare, mentre una squadra navale francese - internata nel porto egiziano dal 1940 - si preparava all'autoaffondamento.

Il Generale Auchinleck, pur consapevole della gravità della situazione (l'esito della successiva battaglia rimase in forse per almeno due settimane), era deciso a resistere. Al di la dello shock subito dall'Ottava Armata, dopo cinque settimane di ininterrotte sconfitte, le unità disponibili per la difesa di Alessandria e del Delta erano tutt'altro che trascurabili. La 50^ Divisione britannica e la 1^ Divisione sudafricana - dopo oltre mille chilometri di ritirata, da Ain el Gazala a El Alamein - avevano salvato il nerbo dei loro battaglioni. Quasi al completo era la 2^ divisione neozelandese (riordinata in Siria), energicamente comandata dal Generale Freyberg, un veterano della battaglia di Creta e di precedenti battaglie nel deserto, rimasto seriamente ferito a Marsa Matruth.

Oltre alla 18^ Brigata indiana, giunta dall'Iraq, c'era la 4^ Brigata indiana: la prima a difesa della posizione di Deir el Shein, la seconda di Abu Weiss, nell'interno, ai margini della depressione di El Qattara.

Quanto alle unità mobili, Auchinleck disponeva ancora di 150 carri della 1^ divisione corazzata e aveva creato una Brigata, la 4^ corazzata leggera, formata interamente da autoblindo. In conclusione una forza combattente ancora di tutto rispetto, che era sotto la copertura di un "ombrello aereo" le cui "stecche" erano formate dalle agguerrite squadriglie della RAF. Contro questo schieramento, quello che rimaneva dell'Armata italo-tedesca disponeva di una esigua "punta" corazzata formata da 35 carri tedeschi e poche decine di carri medi e leggeri delle Divisioni "Ariete", "Littorio" e "Trieste". In considerazione di ciò e della altrettanto esigua consistenza delle unità di fanteria, l'investimento della intera posizione di El Alamein, da nord a sud, non era possibile (senza considerare che lo stesso Rommel comprese soltanto nei giorni successivi che il settore vulnerabile della posizione era quello meridionale).

Rommel, anche quando lasciò il teatro di guerra africano, respinse sempre l'accura di aver giocato d'azzardo, con la sua "galoppata" verso oriente, andando fatalmente incontro ad una crisi logistica e alla reazione britannica, quella aerea soprattutto. Ma il primo urto - in considerazione della condizioni dell'Armata italo-tedesca - ebbe innegabilmente le caratteristiche di un colpo di mano. Si faceva affidamento sul fattore morale e spirituale, che era di esaltazione e di euforia da parte dei soldati dell'Asse e di prostrazione da parte degli inglesi. Riattivare il mordente delle truppe fu il compito prioritario e difficile del comandante in capo britannico. Occorre dire che il Generale Auchinleck ci riuscì, con la sua presenza sul campo, combattente tra i combattenti.

Nel pomeriggio del 30 giugno, la 90^ Divisione leggera tedesca (o meglio, ciò che rimaneva della Divisione: meno di un sesto dell'organico) urtò contro le difese inglesi e furono esplosi i primi colpi della battaglia di El Alamein. Auchinleck aveva previsto un attacco sul centro-destra del suo schieramento e le Brigate erano state disposte sul terreno in conseguenza. Non si sbagliava.

Il 1° luglio, il DAK tentò di "forzare" la posizione di El Alamein, con una celere progressione; ma venne investito dal fuoco concentrico dell'artiglieria britannica, mentre la RAF interveniva con attacchi a volo radente. L'inizio del processo di disgregazione dei piani di Rommel - e con essi della prospettiva di una marcia vittoriosa su Alessandria - avvenne a Deir el Shei, tra El Alamein e Bab el Qattara, a ovest dell'altura di Ruweisat. La 18^ Brigata indiana oppose per tutto il giorno una tenace resistenza e quando, alla fine, fu sopraffatta, aveva distrutto 18 dei 55 carri coi quali i tedeschi erano entrati in combattimento.

Nelle Memorie sulla seconda guerra mondiale, Churchill, per respingere le accuse di quanti, anche allora, affermavano che gli inglesi risparmiavano il loro sangue, facendo combattere gli altri popoli del Commonwealth, scrive che le Divisioni indiane erano, in realtà, anglo-indiane e come tali dovevano figurare anche nei documenti ufficiali, oltre che nelle relazioni sulle battaglie. Comunque anglo-indiane o indiane tout court che fossero, le Divisioni fornite dalla "perla dell'impero" fecero il loro dovere, tanto nella Campagna in Nord Africa, quanto nella Campagna d'Italia. Questo, per sottolineare che, all'inizio della prima battaglia di El Alamein, la 18^ Brigata indiana ebbe un ruolo importante e sconvolse la tabella di marcia dell'Armata italo-tedesca.

In quelle primissime giornate del luglio 1942, con un caldo torrido, Auchinleck capì che l'Armata italo-tedesca stava combattendo con la tensione delle sue ultime energie. Pure, una speranza di sfondare c'era, da parte delle truppe dell'Asse, e le sorti della battaglia rimasero in bilico.

Scrive Rommel, sotto la data del 2 luglio: "durante la notte il comandante dell'aviazione mi aveva informato che la flotta di Alessandria aveva lasciato il porto. A viva forza volevo ottenere una decisione nei prossimi giorni. I britannici non sembravano avere più fiducia in se stessi, e a quanto pareva, si preparavano a una ritirata. Ero fermamente convinto che un vasto sfondamento da parte delle mie truppe avrebbe sparso il panico nelle file nemiche". Ma le scarne formazioni italiane e tedesche si stavano consumando come cera al fuoco.

A questo riguardo, fa molto effetto, nelle relazioni inglesi, leggere che il 3 luglio la Divisione Corazzata italiana "Ariete" fu distrutta, in seguito ad un attacco della 2^ neozelandese, sostenuta da carri e artiglieria. In realtà, furono distrutte le reliquie dell'"Ariete", ridotta a una dozzina di carri, a trenta pezzi di artiglieria e a poche centinaia di uomini. La 2^ neozelandese, era sempre una Grande unità, su tre Brigate bene armate.
Il cedimento della Divisione corazzata italiana scosse anche Rommel: "questo colpo ci arrivò del tutto inatteso, perché nei combattimenti durati lunghe settimane presso Knights Bridge l'"Ariete", sia pure sotto la protezione dell'artiglieria e dei carri tedeschi, si era battuta bene contro tutti gli assalti britannici, sebbene subisse sensibili perdite. Ora gli italiani non erano più in grado di rispondere alle enormi esigenze della situazione".

Dopo l'"Ariete" fu la volta della Divisione di fanteria "Sabratha" (ricostituita dopo la Campagna del 1940-41) a essere investita dalla 9^ australiana (come si vede le riserve inglesi stavano man mano affluendo). Poi, vennero investiti i resti della "Trieste" e delle Divisioni di fanteria. L'altura di Ruwesait - orientata in direzione est-ovest - era stata in buona parte occupata dagli italiani e venne perduta. Poiché Ruwsesait, al pari dell'altura di Alam Halfa, con le stesse caratteristiche, era una posizione-chiave, la sua perdita fu grave. Come si è detto all'inizio, il terreno, nel settore settentrionale di El Alamein, è piatto e uniforme, per cui rilievi del terreno appena percettibili diventarono di grande importanza tattica (in seguito, anche il Capo di Stato Maggiore Generale Imperiale inglese, Alan Brooke, rimase stupito per la poca accentuazione delle alture, comprese Ruwesait e Alam Halfa).


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