Sapevate che il famoso cavallino rampante della Ferrari rimanda all’asso dell’aviazione italiana Francesco Baracca?
Siamo a Pinerolo, intorno all’anno 1910, e Francesco Baracca frequenta la scuola di cavalleria presso il 2° Reggimento “Piemonte Reale” fondato nel 1692 dal Duca di Savoia col motto “Venustus et Audax”, ovvero uno dei più prestigiosi reparti dell’Esercito italiano.
Tale reparto possiede come stemma araldico un cavallino rampante argenteo, su sfondo rosso, orientato a sinistra e con la coda abbassata.
Francesco Baracca sceglie di adottare, con qualche variante, lo stesso stemma del “Piemonte Cavalleria” come emblema personale per rivendicare le personali origini militari e l’amore per i cavalli.
Il cavallino, in realtà, non appare sui primi aerei da lui pilotati, ma compare dal 1917 quando viene costituita la 91^ Squadriglia Aeroplani, reparto che avrà in dotazione i recenti caccia forniti dall’alleato francese: il Nieuport 17 ed alcuni SPAD VII e XIII.
Sul lato destro della fusoliera di questi velivoli i piloti solitamente applicano le loro insegne personali e Baracca adotta come proprio questo cavallino rampante mutandolo da argenteo in nero, in modo che si notasse di più rispetto al colore della fusoliera.
Quando Enzo Ferrari, il 16 giugno 1923, a Ravenna, guidando l’Alfa Romeo RL-Targa Florio insieme a Giulio Ramponi, vince il primo Circuito del Savio, incontra il conte Enrico Baracca, padre di Francesco, già conosciuto qualche tempo prima a Bologna.
Non sarà l’unico incontro, infatti a questo seguirà un secondo incontro al quale parteciperà anche la madre di Francesco, la contessa Paolina Biancoli.
È lo stesso Ferrari che, il 3 luglio 1985, lo racconta in una lettera allo storico lughese Giovanni Manzoni. “Fu ella a dirmi un giorno” - scrive il costruttore di Maranello -: “Ferrari, metta sulle sue macchine il cavallino rampante del mio figliolo. Le porterà fortuna” (...) “Conservo ancora la fotografia di Baracca, con la dedica dei genitori con cui mi affidano l’emblema” - conclude Ferrari - “Il cavallino era ed è rimasto nero; io aggiunsi il fondo giallo canarino che è il colore di Modena”.
Il sito del museo Baracca racconta ancora, in proposito, che “secondo autorevoli testimonianze, all’origine della scelta di Enzo Ferrari, vi sarebbero l’amore per la poesia di Giovanni Pascoli e la sua ammirazione per la figura di Baracca, maturata nel corso dell’adolescenza.
Dopo aver corso per la casa del Portello, nel 1927 Ferrari ne diviene concessionario per l’Emilia-Romagna e le Marche, con sede a Modena. Per due anni Ferrari vende auto, organizza corse e pilota egli stesso quelle vetture: auto sulle quali non appare ancora il mitico cavallino, che si legherà inscindibilmente al nome di Enzo Ferrari dal 1929 con la nascita della scuderia Ferrari e l’adozione del cavallino quale proprio simbolo. L’effettiva comparsa sulle Alfa Romeo della Scuderia Ferrari avviene solamente il 9 luglio 1932 alla 24 ore di Spa-Francoschamps in Belgio”.
Ada Fichera
Riferimenti bibliografici e sitografici
- Bisiach Gianni, Un minuto di storia, Mondadori, Milano, 2003