Chi direbbe che quell'utile, e ormai tradizionale, oggetto che portiamo quotidianamente al polso, prima della Grande Guerra non era affatto un usuale, e "necessario", monile?
I primi orologi da polso appaiono nell’Ottocento, ma erano considerati accessori di prestigio, destinati alle famiglie reali e ai nobili, esclusivamente femminili,
1 mentre gli uomini utilizzavano l'orologio da tasca.
Sembra che il primo orologio da polso maschile nacque da una specifica richiesta del pioniere brasiliano del volo Alberto Santos Dumont
2 al suo amico gioielliere e orologiaio francese Louis Cartier. Dumont espresse la necessità di poter utilizzare entrambe le mani durante il volo e di poter tenere d'occhio il suo orologio allo stesso tempo; Cartier, quindi, nel 1904 disegnò per lui un orologio: il Cartier Santos, che è ancora oggi una “must” della collezione dell'azienda. Nasce così il primo orologio da polso da uomo.
Ma è durante, o diremmo "a causa" della Prima guerra mondiale, che l’orologio da polso diviene di largo uso: in battaglia, i soldati avevano bisogno di avere le mani libere e, allo stesso tempo, di conoscere l'ora esatta per coordinare temporalmente le operazioni tattiche tra differenti reparti che agivano verso lo stesso obiettivo ma che non potevano comunicare fra di loro. Se si fissava la fatidica ora “X” tutti dovevano sapere l’orario per agire all’unisono quando l’ora dell’azione sarebbe giunta. La soluzione fu quella di avere un orologio che si potesse legare all'avambraccio: si creò, quindi, un vero e proprio uso quotidiano degli orologi da polso.
Si pensi che, nel 1916, l'azienda H. Williamson, che li produceva, annotava nel suo report annuale: «un soldato su quattro ormai porta un orologio da polso, e gli altri tre faranno in modo di averne uno nel più breve tempo possibile››.
Durante una battaglia era infatti più comodo dare uno sguardo al polso, piuttosto che estrarre l'allora diffuso orologio da taschino.
Esisteva comunque un ostacolo. Gli uomini schierati in prima linea provenivano spesso dalle classi sociali meno abbienti e non potevano permettersi orologi personali.
Le gravi perdite di militari, che a volte erano imputabili a scarso coordinamento tra i reparti in azione, portò i Vertici militari degli schieramenti in lotta alla necessità di fornire ai combattenti orologi da polso, precisi, affidabili e capaci di fornire una lettura immediata dell'ora.
Le aziende produttrici cominciarono quindi a dotare gli orologi da polso di lancette più grandi, talvolta persino con indici luminescenti per la visione notturna.
Inizia così un'ampia produzione su scala industriale di questi orologi, per permetterne una distribuzione più ampia e, al contempo, renderli più economici.
Al termine della guerra, gli orologi rimasero agli ufficiali, favorendo la diffusione di questo oggetto nel mondo civile di tutte le culture occidentali.
Oggi, l'orologio da polso è ormai un oggetto indispensabile e di comune utilizzo, ma, per i collezionisti e gli appassionati dei "pezzi rari" del mondo militare, quei primi orologi da polso, prodotti in quegli anni dai diversi marchi d'orologeria, restano "reperti" particolari e di grande pregio.
Questa è solo uno dei tanti "nuovi" usi dovuti alla Grande Guerra. Spesso si tratta di nuovi costumi, moltissime altre volte si tratta di vere e proprie scoperte. A tal proposito, per gli appassionati di innovazioni, consigliamo la consultazione del volume di Flavio Russo, dal titolo “Fiori della Petraia”. Invenzioni e sviluppo delle tecnologie durante la Grande Guerra, edito, nel 2015, dall'Ufficio Storico dello Stato Maggiore della Difesa. Il volume, può essere sfogliato liberamente accedendo alla sezione
"libreria" dell'area storica del portale della difesa.
1
La creazione del primo modello di orologio da polso sembra che sia opera dell’orologiaio e inventore svizzero Abraham-Louis Breguet, e creato per Carolina Bonaparte, regina consorte del re di Napoli - Gioacchino Murat-, nonché sorella minore di Napoleone.
2
Dumont è considerato da molti il vero padre dell’aviazione: il 23 ottobre 1906, in una località francese, il pioniere brasiliano riuscì a far decollare il suo velivolo
14-bis con la sola forza del suo motore, realizzando un volo di circa 60 metri, a differenza dell’aeroplano dei fratelli Wright – il
Flyer n.4 –il cui involo era ottenuto da un sistema a catapulta.