Chi era Giulio Douhet? È abbastanza riduttivo riassumere in poche righe la figura eclettica di un personaggio come Douhet; è ricordato sicuramente come uno dei primi e più importanti teorici fondatori della dottrina aerea, le cui tesi furono raccolte nella sua più significativa opera editoriale, almeno tra i cultori e specialisti della materia,
Il dominio dell’Aria - pubblicato nel 1921 -, con cui propugnò l’importanza di conquistare il controllo dello spazio aereo nelle operazioni belliche, considerando l’aereo non più come mezzo ancillare all’esigenze operative dell’esercito e/o della marina ma come un mezzo in grado di condurre operazioni tattiche secondo una strategia di guerra indipendente.
Nacque a Caserta il 30 maggio 1869 in una benestante famiglia patriottica: il padre, nizzardo, aveva combattuto le guerre di indipendenza come ufficiale farmacista, e, nel 1860, volle scegliere l'Italia al momento della cessione alla Francia della sua terra d'origine; la madre, Giacinta Battaglia, proveniva da una famiglia vercellese di giornalisti e letterati impegnati. Il giovane Giulio Douhet scelse la carriera militare: allievo prima del collegio militare di Firenze nel 1882, e successivamente dell'accademia militare di Torino
1, da cui poi passò alla scuola di applicazione d'Artiglieria e Genio. Tenente d'artiglieria nel 1890, poi di Stato Maggiore; nel 1912, col grado di maggiore, viene nominato vicecomandante del Battaglione Aviatori di cui, con la promozione al grado di tenente colonnello, divenne comandante nell’aprile del 1914; nel gennaio del 1915, venne sollevato da questo incarico avendo, contro l'ordine dell'Ispettorato dell'aeronautica, autorizzato la costruzione del prototipo del Caproni
Ca.300, progettato dall’ingegnere trentino Gianni Caproni
2. Le sue opinioni sulla condotta delle operazioni durante la Grande Guerra, spesso dichiarate per iscritto, si rivelarono in più punti molto critiche e contrastanti con quelle del Comando Supremo; per questo, fu condannato, nell’ottobre del 1916, ad un anno di reclusione nella fortezza di Fenestrelle
3, con l’accusa di “divulgazione di segreti militari”. Al termine del conflitto, il
Tribunale Supremo di Guerra e Marina annullò la condanna del 1916: fu accolta la sua tesi difensiva che la consegna a un ministro di informazioni riservate non costituisse violazione del segreto militare. Come conseguenza della riabilitazione, Douhet fu richiamato in servizio, promosso maggiore generale ma subito collocato in aspettativa.
Nonostante queste disavventure Douhet fu sicuramente una mente eclettica promotore di tante iniziative, fu infatti il primo a proporre che venissero resi i più alti onori alla salma di un combattente caduto in guerra e non identificato. Il 24 agosto 1920, infatti, Giulio Douhet, dalle colonne del giornale Il
Dovere, testata di riferimento dell’Unione nazionale ufficiali e soldati, associazione da lui fondata, dichiarò:
“Tutto sopportò e vinse il Soldato. Perciò al Soldato bisogna conferire il sommo onore, quello cui nessuno dei suoi condottieri può aspirare neppure nei suoi più folli sogni di ambizione. Nel Pantheon deve trovare la sua degna tomba alla stessa altezza dei Re e del Genio”.
L’idea di Douhet varco i confini nazionale e iniziative analoghe furono attuate in altri Paesi coinvolti nella Prima guerra mondiale: i francesi e gli inglesi iniziarono a commemorare dall’11 novembre del 1920
4, nel secondo anniversario della vittoria e dell'armistizio di Compiègne che pose fine alla Prima guerra mondiale sul fronte occidentale.
Esattamente un anno dopo, gli statunitensi seppellirono la salma del soldato senza nome nel cimitero militare di
Arlington presso Washington, accanto a quelle dei personaggi che hanno fatto la storia della loro Nazione.
La proposta di Giulio Douhet venne accolta con entusiasmo dall’Onorevole Cesare Maria De Vecchi, capitano del Regio Esercito durante la Grande Guerra, il quale presentò in Parlamento, insieme al Senatore Del Giudice, un disegno di legge per la costruzione di un monumento per tutti i soldati morti in guerra.
Il decreto sulla "Sepoltura della salma di un soldato ignoto" venne approvato dal parlamento del Regno d'Italia il 4 agosto 1921 all’unanimità e senza dibattito e come luogo della tumulazione fu scelto il Monumento a Vittorio Emanuele II
5 noto anche come Vittoriano.
La scelta era motivata, oltre che dagli ampi spazi e dalla collocazione fisica del complesso monumentale che avrebbero permesso alla cittadinanza di accedervi facilmente, soprattutto dalla volontà dell’autorità politica di assegnare al Vittoriano un nuovo e solenne ruolo, unendo alla celebrazione e commemorazione del primo re d’Italia anche quella dei Caduti della Grande Guerra; in sintesi il Vittoriano divenne un monumento che celebrava insieme il più celebre primo cittadino italiano con il più eroico degli italiani, lo sconosciuto soldato che, con i suoi Resti mortali ivi tumulati, rappresentava il sacrificio della collettività per aver completato il sogno dell’Unità degli italiani.
1La data effettiva di incorporamento fu il 30 settembre del 1886.
2 Caproni era stato assunto quale capo dell’Ufficio Tecnico del battaglione aviatori quando Douhet ne era diventato comandante.
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Forte di Fenestrelle
4 In effetti, nel Regno Unito l'11 novembre si ricorda la ricorrenza con due minuti di silenzio, mentre l’effettiva celebrazione ricorre nella domenica più vicina a tale data; la giornata è conosciuta come
Remembrance Sunday (la domenica della commemorazione), e si tengono cerimonie, con deposizioni di corone di fior, presso i monumenti di guerra.
5 Vittorio Emanuele II, il primo re d'Italia, considerato il Padre della Patria. Alla sua morte, nel 1878, fu deciso di costruire un monumento che lo celebrasse e con lui l'intera stagione risorgimentale. Il complesso monumentale fu inaugurato da Vittorio Emanuele III, nipote di Vittorio Emanuele iI 4 giugno 1911: l’evento rappresentò il culmine dell'Esposizione Internazionale che celebrava i cinquanta anni dell'Italia unita. Per ulteriori informazioni: