Page 11 - Il 1917. L'anno della svolta - Atti 25-26 ottobre 2017
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             e insofferenza, stanchezza e depressione avevano da tempo cominciato a palesarsi
             con forza e non è esagerato affermare che tutti questi elementi sarebbero stati
             causa, o quanto meno concausa, del disastro di Caporetto. Sì perché – desidero
             sottolinearlo con vigore – Caporetto non fu soltanto un episodio militare, sul
             quale non mi soffermo perché ci saranno oggi e domani relazioni specifiche, ma
             fu anche il punto di arrivo di una crisi politica e di una crisi morale, tanto che,
             non a caso, esso, il nome stesso di Caporetto ha finito per assumere significati
             sinistri ed evocare valenze negative.
                Ha osservato un fine studioso della Grande Guerra, Piero Melograni, che,
             «a dispetto delle cause tecnico-militari che l’avevano determinata, la disfatta
             di Caporetto fu vissuta dai protagonisti come una disfatta morale» della quale
             sarebbero stati responsabili, fra gli altri fattori, la propaganda neutralista e il
             cattivo governo delle truppe. E con quella disfatta avrebbe raggiunto, sempre
             a  parere  di  Melograni,  «il  punto  più  alto  della  parabola  una  crisi  che  stava
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             maturando da anni» .
                Tuttavia se è vero – come è indubbiamente vero – che quella di Caporetto,
             pur al netto delle effettive responsabilità della sconfitta militare, fu un pagina
             drammatica  e dolente  dell’intera  vicenda  bellica  dell’Italia  e in particolare
             dell’anno 1917, è anche vero che, all’indomani  della disfatta, furono
             immediatamente avviate iniziative propagandistiche e assunti provvedimenti di
             natura politica e militare destinati a ribaltare la situazione e ad evitare che la
             disfatta si risolvesse in un tracollo etico dell’intero paese.
                In questo quadro si collocano  la  formazione  del  governo Orlando  e
             la sostituzione  del generale Luigi Cadorna con  Armando Diaz richiesta
             espressamente al Re dallo stesso Orlando per tre ragioni e precisamente: 1) il
             fatto che di per sé le responsabilità del disastro militare sarebbero dovute ricadere
             sulle spalle del Comandante; 2) la circostanza che Cadorna aveva pubblicamente
             fatto dichiarazioni che accusavano e squalificavano i militari; 3) il fatto che tra
             Capo del governo e  comandante in capo, tra autorità civile e autorità militare
             avrebbe  dovuto instaurarsi  quella  reciproca  e fattiva  collaborazione  che con
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             Cadorna non era stata, nel passato, e non sarebbe stata, nel futuro, possibile  .
             In questo quadro, ancora, si posizionano quelle iniziative che avrebbero dato il
             via a una vera e propria mobilitazione degli animi dei combattenti, ma anche del
             paese, e alla creazione degli «uffici P» (Propaganda) sorti in ogni armata e in ogni
             corpo d’armata a partire dal gennaio dell’anno successivo e che tanto avrebbero
             contribuito a risollevare il morale dei combattenti e a gettare le premesse per la
             vittoria.
                Sotto questo profilo il disastro di Caporetto fu un momento di svolta nel senso


             4  Piero Melograni, Storia politica della Grande Guerra, Mondadori, Milano, 1998, p. 429
             5  Vittorio Emanuele Orlando, Memorie, Mondadori, Milano, 1960, pp. 228-229
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