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1 gennaio 2001 - 

La Corte Penale internazionale, i crimini di guerra e le truppe italiane all'estero in missione di pace

Inquadramento
La ricerca esamina innanzitutto la nozione di crimine internazionale e la triplice categoria in cui i crimini internazionali sono di regola distinti: crimini contro la pace, crimini contro l’umanità e crimini di guerra. La repressione dei crimini internazionali può avere luogo ad opera di tribunali interni o di tribunali internazionali. Questo secondo modo è piuttosto recente. Dopo il fallimento, sul punto, del Trattato di Versailles, i primi positive esempi di repressione ad opera di tribunali internazionali sono dovuti ai Tribunali di Norimberga e di Tokyo. La commissione del diritto internazionale dopo la definizione dell’aggressione ad opera dell’Assemblea generale della nazioni Unite ha dato inizio ai lavori per la redazione di un codice dei crimini contro l’umanità. Senonché, protraendosi i lavori per la redazione del codice, si è pensato all’istituzione di un gruppo di lavoro ad hoc, volto alla creazione di una Corte penale internazionale. Esistono quindi attualmente due strumenti che contengono una sorta di diritto penale internazionale uniforme: il progetto di codice dei crimini contro l’umanità e lo statuto della Corte penale internazionale approvato dalla Conferenza di Roma nel 1998. Lo statuto è stato ratificato finora da quattro Stati, tra cui l’Italia, ed entrerà in vigore solo dopo il deposito di 60 strumenti di ratifica o di adesione. La Corte penale internazionale non ha giurisdizione universale e neppure prioritaria (caratteristica quest’ultima dei Tribunali per la ex Iugoslavia e il Rwanda). Essa ha solo una giurisdizione “complementare”, nel sensi che potrà concretamente giudicare un presunto colpevole quando uno Stato, che abbia un titolo di giurisdizione, non possa o non voglia giudicare.

Finalità
Il nodo fondamentale della ricerca è costituito dall’analisi dell’articolo 38 dello Statuto e delle sue conseguenze per i militari impiegati in missioni all’estro, visto che si crea un codice uniforme di crimini di guerra. Sono stati inseriti nello statuto anche crimini di guerra consistenti nell’uso di armi vietate.

Contenuti
Lo studio si compone di otto capitoli. Dopo una parte introduttiva l’autore tratteggia la genesi, le caratteristiche i limiti e le opposizioni alla costituzione della corte penale internazionale. Nella terza parte si analizzano i problemi connessi all’applicazione del diritto umanitario ai militari in missione all’estero. Nella quarta parte si analizzano le innovazioni che sono state apportate dall’artico 8 dello statuto. Parte quinta si considerano altri problemi che riguardano la repressione dei crimini di guerra. Parte sesta l’adattamento dell’ordinamento interno italiano allo statuto della corte penale internazionale. Appendice. Conclusioni.

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