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Euro/Atlantica (USA-NATO-Partners)
Le proteste e le violenze delle ultime settimane hanno contribuito a riportare all’attenzione interna e internazionale la “questione razziale” che attraversa gli Stati Uniti. Spesso imputata alle politiche dell’attuale amministrazione (che avrebbe sempre dimostrato scarsa sensibilità per i problemi “di colore”), tale questione ha, in realtà, radici ben più profonde, che affondano nella storia del Paese e nelle trasformazioni socioeconomiche che lo hanno attraversato dalla fine degli anni Settanta. L’impatto di COVID-19 ha esacerbato l’intreccio di problemi che sta dietro alla “questione razziale”, catalizzando un malcontento che non è solo della popolazione afroamericana e incanalandolo in forme violente di diverso orientamento. L’interrogativo più importante riguarda le possibili ricadute politiche di questo stato di cose. Se, da una parte, l’elettorato di colore è, infatti, destinato a pesare sempre più nei futuri equilibri politici statunitensi (e a essere, quindi, sempre più “corteggiato” dai vari partiti), dall’altra, le attuali violenze contribuiscono a instillare, nell’elettorato mainstream, una voglia di “legge e ordine” che, nelle elezioni presidenziali del prossimo novembre, potrebbe giocare a favore del Presidente uscente, Donald Trump, che proprio sulla carta del “Law & Order” sembra avere puntato per rialzare i suoi indici di gradimento.
di Gianluca Pastori
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Iniziative di Difesa Europee e sviluppo tecnologico
Il COVID-19 avrà ripercussioni negative sulla difesa europea. Sebbene le operazioni civili e militari all’estero, una volta superata l’emergenza sanitaria sono tornate a pieno regime, le capacità militari saranno penalizzate da probabili riduzioni dei fondi per la difesa, in particolare, l’EDF. Questo perché i fondi per la difesa sono inclusi nel quadro finanziario pluriennale dell’UE per il 2021-2027 che già vede complessi negoziati tra i Paesi “frugali” e gli Stati Membri più colpiti dal COVID-19 per il Next Generation EU, tanto da lasciare poco spazio per i fondi della difesa.
di Claudio Catalano
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Balcani e Mar Nero
La formazione del nuovo governo kosovaro guidato dal Primo Ministro Avdullah Hoti insieme ai primi segnali di disgelo con la Serbia, dopo le tensioni determinatesi con il precedente governo di Albin Kurti, farebbero pensare alla possibile ripresa del dialogo Belgrado – Pristina su cui politicamente stanno investendo Francia e Germania. La parallela iniziativa statunitense di organizzare un vertice alla Casa Bianca tra il Presidente Vucic e il Presidente Thaci ha, al momento, avuto una battuta d’arresto a causa dell’incriminazione del Presidente Thaci, ma è tutt’altro da escludere un ruolo di secondo piano per gli Stati Uniti nei Balcani occidentali.
di Matteo Bressan
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Mashreq, Gran Maghreb. Egitto ed Israele
La guerra in Libia è entrata in una nuova fase, ma il Paese appare sull'orlo del collasso come mai prima d'ora. Il governo di accordo nazionale di Tripoli è riuscito a rompere un assedio durato 14 mesi da parte dell'esercito nazionale libico guidato dal generale Khalifa Haftar e a invertire gli equilibri del conflitto lanciando una controffensiva. Il sostegno della Turchia si è rivelato essenziale. In tale quadro, la competizione tra Italia e Turchia in Libia potrebbe finire come per la Russia e l'Iran in Siria dove, pur sostenendo la stessa fazione, i due attori cercano di escludersi a vicenda. Tutti questi elementi aprono alla possibilità di uno scenario di rivalità aperta, pur non escludendo una possibile cooperazione basata sul comune interesse.
di Claudio Bertolotti
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Sahel e Africa Subsahariana
L’emergenza sanitaria globale degli ultimi sei mesi ha rivelato alcune criticità nelle dinamiche che regolano le relazioni tra la Cina e i Paesi africani, che nel breve termine avrebbero potuto incidere sulla partnership privilegiata tra i due blocchi. Ma le aperture di Pechino e le risposte dell’Africa hanno dimostrato che entrambe hanno tutto l’interesse a mantenere i loro rapporti saldi nel tempo.
di Marco Cochi
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Golfo Persico
Gli attori e le organizzazioni internazionali stanno parzialmente ridimensionando la loro presenza o riorientando la loro attenzione alla luce del virus poiché la mancanza di un sistema sanitario pubblico efficiente si combina con l’aumento della popolazione in stato di necessità assistenziale. La diplomazia regionale vede sia nuovi sforzi di riconciliazione che divisioni più profonde. In termini di sicurezza il virus ha rallentato la dinamica dei conflitti in alcuni teatri, ma ha anche esacerbato l'impatto della guerra e della profonda crisi economica in tutta la regione che ha sperimentato una drammatica riduzione delle esportazioni di greggio, un incremento dell’instabilità sociale, il persistere dell’embargo del GCC ai danni del Qatar e un aggravamento della situazione in Yemen.
di Francesca Citossi
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Corno d’Africa e Africa Meridionale
Il governo etiopico ha spostato la data delle elezioni a causa del diffondersi della pandemia, ricorrendo a un’interpretazione costituzionale per legittimare la propria permanenza al potere oltre la scadenza del mandato. La mossa ha causato la levata di scudi delle opposizioni in Oromia, evidenziando una polarizzazione che rischia di minare il processo di transizione. Il primo ministro Abiy Ahmed appare sempre più orientato a sposare la linea politica dell’unità pan-etiopica in contrapposizione al blocco federalista, ma questa scelta potrebbe pregiudicarne la capacità di mobilitare consenso in molte regioni del Paese. Il rinvio delle elezioni potrebbe far precipitare la situazione nel Tigray, dove aumentano le spinte verso la secessione. La decisione del TPLF di ricorrere autonomamente alle urne entro la scadenza di settembre potrebbe portare la disputa istituzionale degli ultimi ventiquattro mesi sul terreno dello scontro militare, i cui esiti sono tutt’altro che scontati.
di Luca Puddu
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Asia Meridionale e Orientale
L’Asia sta attraversando un momento molto difficile. Un’ (apparentemente) inspiegabile escalation di tensioni ha infatti incendiato i confini della regione. A ovest, lungo l’Himalaya, diversi soldati indiani e cinesi hanno perso la vita in una serie di scontri scoppiati all’improvviso. A est, Pyongyang ha messo a dura prova lo status quo facendo saltare in aria l’ufficio di collegamento intercoreano a Kaesong e, con esso, le prospettive di distensione sulla Penisola.
di Claudia Astarita
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America Latina
Se fino a qualche anno fa sembrava in declino nell’area, oggi non è più così: il populismo negli ultimi tempi ha ripreso con vigore il suo cammino nei principali Paesi latinoamericani, dal Messico all’Argentina, passando per il Brasile. Casi all’apparenza molto differenti tra loro, ma con un nucleo concettuale e politico in comune. Lasciando per un momento da parte il caso venezuelano, l’articolo presenta gli aspetti nuovi e quelli tradizionali di questa nuova ondata di populismo, ponendo infine attenzione ai possibili scenari politici legati al dilagarsi della pandemia da Covid_19.
di Francesco Davide Ragno
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Pacifico
La pandemia di COVID-19 iniziata nei primi mesi del 2020 avrà importanti ripercussioni economiche e geopolitiche per l’area dell’Asia-Pacifico, così come a livello globale. Questa analisi si concentrerà su tre aspetti chiave: le differenti politiche implementate dagli stati della regione e il loro grado di successo nel contenimento della pandemia; le conseguenze economiche e politiche nella regione; le conseguenze sul quadro geopolitico regionale e globale, caratterizzato dall’intensificazione della competizione tra Stati Uniti e Cina.
di Matteo Dian
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Parte Seconda
COVID 19. La pandemia può essere utilizzata per ridisegnare gli equilibri geopolitici. Quali iniziative sono state intraprese dai principali attori internazionali e che rilievo hanno per gli interessi nazionali?
di Gianluca Pastori
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di Claudio Catalano
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di Matteo Bressan
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di Marco Cochi
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di Francesca Citossi
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Corno d’Africa e Africa Meridionale
di Luca Puddu
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di Sylwia Zawadzka
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di Claudia Astarita
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di Francesco Davide Ragno
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di Matteo Dian
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