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Altare della Patria



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Poco oltre la scalinata del complesso architettonico del Vittoriano, eretto per celebrare Re Vittorio Emanuele II e con lui l’intera stagione risorgimentale, si erge l’Altare della Patria, che custodisce la Salma del Milite Ignoto.

Il 28 ottobre 1921, nella Basilica di Aquileia, la signora Maria Bergamas, madre di un caduto non ritrovato, scelse una delle undici, identiche bare di legno, in cui erano state poste le spoglie di altrettanti caduti non identificati.  Il feretro, su uno speciale convoglio ferroviario raggiunse Roma e il 4 novembre, anniversario della Vittoria, fu collocato al Vittoriano. L'Altare della Patria riceveva in questo modo la sua più sacra destinazione: essere memoria perenne del 'Soldato senza volto e senza nome' caduto sul campo di battaglia.

Arrivata a Roma dopo avere attraversato l'Italia, tra il sentito omaggio popolare, la bara dell'Eroe della Nazione, portata a spalla da 12 decorati di Medaglia d'Oro al Valor Militare, saliva la bianca scala del Vittoriano. Sullo sfondo c'erano le Bandiere di Guerra dei Reggimenti che avevano partecipato al conflitto, le truppe schierate, i reduci, i feriti e una grande folla commossa. Quel giorno, 4 novembre 1921, il 'Soldato Ignoto' diventava il simbolo dei 650.000 caduti della Grande Guerra e di tutti coloro che si erano sacrificati per amor di Patria.

L’Altare della Patria si inserisce all’interno del complesso architettonico del Vittoriano, realizzato in perfetto stile neoclassico per celebrare la grandezza e la maestà di Roma, eletta al ruolo di legittima capitale d’Italia, rappresentando l’unità del Paese e la libertà del suo popolo. Le due iscrizioni Patriae Unitati e Civium Libertati sono, infatti, scolpite sui propilei che sorreggono due quadrighe bronzee, l'Unità di Carlo Fontana, e la  Libertà' di Paolo Bartolini, che stagliano verso il cielo  cielo le Vittorie alate.

Addossato al Colle Capitolino, il Monumento si muove in salita attraverso un'ampia scala, delimitata ai lati dalle fontane del Tirreno e dell'Adriatico, opere rispettivamente di Pietro Canonica e di Emilio Quadrelli, per poi allargarsi davanti all'Altare della Patria. Due rampe ascendenti portano all'imponente statua equestre in bronzo dorato di Vittorio Emanuele II, affidata ad Enrico Chiaradia già nel 1889 ecompletata da Emilio Gallori, che poggia su un basamento con le statue delle città italiane più illustri scolpite dal Maccagnini.

A sovrastare il tutto, il magnifico portico a esedra, con le colonne alte 15 metri, arrichito di decorazioni, dalle statue delle Regioni e dai busti di italiani famosi sotto un soffitto sorprendentemente cromatico.

Un primo concorso internazionale per la realizzazione del monumento fu bandito nel 1880; il concorso fu vinto dal francese Nenot ma ad esso non fece seguito l’attuazione del progetto. Nel successivo concorso internazionale, bandito nel 1882, fu stilato un dettagliato elenco di indicazioni per il progetto, che prescrivevano " […] un complesso da erigere sull’altura settentrionale del Campidoglio, in asse con la via del Corso; una statua equestre in bronzo del Re; uno sfondo architettonico di almeno 30 metri di lunghezza e 29 metri d’altezza, lasciato libero nella forma ma atto a coprire gli edifici retrostanti e la laterale Chiesa di Santa Maria in Ara Coeli".

Tra i tanti progetti presentati, la Commissione Reale votò all’unanimità quello di Giuseppe Sacconi, giovane architetto marchigiano. Il progetto originario prevedeva l’utilizzo del travertino romano, ma il monumento fu realizzato in marmo botticino, pietra di provenienza bresciana. Il progetto di Sacconi si ispirava a grandi complessi classici, come l’Altare di Pergamo e il Tempio di Palestrina; il monumento, quindi, avrebbe dovuto essere un grande spazio pensato come un foro aperto ai cittadini, in una sorta di piazza sopraelevata nel cuore della Roma imperiale, simbolo di un’Italia unita dopo la Roma dei Cesari e dei Papi.

Per erigerlo fu necessario procedere a numerosi espropri e demolizioni nella zona adiacente il Campidoglio, effettuati grazie a un preciso programma stabilito dal Primo Ministro Agostino Depretis. Dopo la morte di Sacconi, nel 1905, i lavori proseguirono sotto la direzione di Gaetano Koch, Manfredo Manfredi e Pio Piacentini. Il complesso monumentale fu inaugurato da Vittorio Emanuele III il 4 giugno 1911, in occasione dell’Esposizione Internazionale per i 50 anni dell'Unità d'Italia. I lavori di completamento dell’opera ebbero fine, tuttavia, molto più tardi (le quadrighe di Fontana e Bartolini  vennero poste sui propilei fra il 1924 e il 1927, mentre gli ultimi lavori terminarono nel 1935).

Chiuso alle visite dal 1969, in seguito all'esplosione di un ordigno, riaperto solo in occasioni particolari e per brevi periodi, il Vittoriano è stato finalmente riaperto al pubblico il 4 novembre 2000, alla presenza del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, in concomitanza della Festa dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate.

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